La fenice di Sodoma

GIOVANNI DALL'ORTO

DALLA RIVISTA "SODOMA", N 4, 1988, FONDAZIONE SANDRO PENNA ED.

Pubblicato per concessione dell'autore
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Essere omosessuale nell'Italia del Rinascimento

Quello dei cosiddetti "stili di vita omosessuali" e' un tema che da qualche anno sta facendo discutere: e non solo gli studiosi, ma anche e soprattutto i diretti interessati. Da quando, con la nascita del movimento gay,si puo' finalmente guardare a questo mondo come a una "comunita'" strutturata secondo valori e rituali propri, si sono moltiplicati gli studi sui comportamenti e le mentalita' di quanti fino a ieri erano bollati come "devianti". Non c'e' da stupirsi .Analizzare e capire il mondo in cui viviamo e' per noi gay la condizione indispensabile per scoprire quanto in esso sia funzionale alle nostre esigenze e quanto invece scoria di una mentalita' nata dai nostri oppressori e da noi introiettata. Naturalmente per verificare cosa nel nostro stile di vita sia caduco e cosa duraturo e' indispensabile un termine di paragone: una societa' diversa dalla nostra, o un periodo storico lontano da quello attuale. Da questa esigenza di verifica e' nata in me la curiosita' per l'argomento di questo scritto, col quale vorrei fornire per l'appunto un termine di paragone " diverso " .

Inizialmente avrei voluto intervenire con questo saggio nella querelle fra storici "costruzionisti" (che negano sia mai esistita una sottocultura omosessuale prima del XIX secolo) e quelli "essenzialisti" (che si limitano a riciclare per il passato i comportamenti statunitensi del XX secolo). Entrambi gli approcci mi sembrano dogmatici e insoddisfacenti'. Per buona sorte del lettore ho pero' abbandonato l'idea: sia perche' (non avendo il dibattito costruzionisti/essenzialisti avuto un'eco in Italia) le mie argomentazioni avrebbero mirato a bersagli del tutto invisibili ai piu'; sia per non mettere troppa carne al fuoco con un saggio di eccessiva lunghezza. E' per cio' che questo scritto si offre al lettore soprattutto come una semplice "visita guidata" alla sottocultura sodomita del Rinascimento. Per cominciarla in bellezza come merita, la faremo partire da una delle grandi citta' italiane del passato: Venezia.

PARTE PRIMA: I LUOGHI E I MODI

La laguna di Sodoma

Nel I407 la polizia della Serenissima Repubblica mise a segno un colpo davvero grosso: ben trentacinque sodomiti (non si sa, per la mancanza di alcuni documenti, se ad uno ad uno o tutti assieme) furono scoperti e processati2. L'avvenimento, al di la' delle gravi complicazioni politiche che causo' (quattordici imputati erano nobili) riveste per noi un grande interesse, perche' costituisce una delle prime tracce di una rete di frequentazioni fra sodomiti nelle citta' italiane del Rinascimento. Non che questa sia la prima attestazione del genere: Benvenuto da Imola (ca.I336-I388), nel suo commento alla Divina Commedia, si vanta di avere smantellato ben trentadue anni prima (nel I375) un'analoga rete di sodomiti a Bologna. Qui, a sentire il suo persecutore, tale cerchia godeva persino della universale tolleranza dei cittadini, al punto che "per questo fatto - osserva Benvenuto io incorsi nell'odio generale e nell'inimicizia di molti-"3.

Tuttavia il processo veneziano del I407 riveste un interesse particolare: non e' infatti un documento isolato, ma il primo anello di una catena di testimonianze sulla presenza di un mondo strutturato di "sodomiti". Gli arresti in massa continuano a costellare per secoli le carte processuali veneziane. Ne troviamo ad esempio un altro gia' nel I422: diciannove le persone coinvolte, fra cui tre barbieri e parecchi minorenni 4. Ma di questa presenza strutturata ci parlano anche le leggi stesse di Venezia .Una di esse, nel I450, menziona i portici vicini a Rialto e quello della chiesa di S. Martino come luoghi d'incontro di sodomiti:Poiche' ci viene detto che a Rialto sotto i portici dei drappieri alcuni adolescenti di sera escono da Rialto e qui commettono turpitudini, e similmente (che) sotto il portico di San Martino, che e' scuro e tenebroso, molti commettono in quelle tenebre cose illecite senza essere riconosciuti, sia promulgata una parte (legge), per cui sia comandato ai nostri Provveditori sopra il sale che sotto quel portico dei drappieri di Rialto facciano accendere quattro lampade, una nell'angolo dell'apoteca delle Malombre, altre due nelle vie che vanno verso Rialto nuovo, ed un'altra sulla scala del governatore, che facciano luce dall'inizio della sera fino alle ore quattro della notte, affinche' se si volesse commettere alcunche' di turpe cio' possa essere scorto dai passanti e impedito.

Inoltre i supervisori dell'Arsenale (presso cui si trova la chiesa di S. Martino, N.d.T.) ordinino che a spese del nostro Tesoro sia fatto chiudere con grosse assi il predetto portico di san Martino, facendo fare quattro porte ai quattro lati delle colonne, che stiano aperte e chiuse secondo gli orari delle porte della chiesa 5. Cinque soli anni dopo questo decreto, nel I455, viene deciso di pattugliare certe zone di Venezia, per impedire ai sodomiti di usarle come luoghi di incontro. I membri delle pattuglie "sotto il vincolo del giuramento saranno tenuti a interrogare e investigare diligentemente su chiunque, vale a dire per la loro zona se nella zona stessa qualcuno gestisca luoghi pubblici o case che vengono chiamati "bastie" (taverne), nelle quali solitamente vengono commessi molti atti illeciti e disonesti, oppure se esistano frequentazioni di eta' non conveniente, vale a dire adulti che conversano insieme a ragazzi, oppure ancora altre persone sospettate di tale vizio, e dove vadano sia di giorno che di notte. E se i predetti vadano assieme nello spazio vuoto al di fuori della citta', e dove; e facciano tutto il possibile perche' la faccenda sia bene investigata" 6.

Passano sei mesi ed ecco un nuovo decreto, questa volta per sottoporre a sorveglianza anche gli scaleteri (pasticceri), "poiche' siamo stati avvertiti del fatto che nella casa di molti scaleteri di questa nostra citta' molti giovani, ed altri di diverse eta' e condizioni, si ritrovano di giorno e di notte, e qui giocano e tengono taverna, e commettono molti atti disonesti e sodomie (multae sodomiae ) " 7.

Nel I460 vengono incriminati tutti assieme altri sei nobili; stessa sorte hanno nel I464 quattordici persone (fra cui cinque nobili), molte delle quali pero' fuggono prima della cattura. Sempre nel I464 Aliprando barbiere e' punito con due anni di carcere e il bando perpetuo perche' e' "ruffi1ano di sodomia", e procura ragazzi a ricchi sodomiti 9.

Nel I474 abbiamo ancora sei sodomiti (due dei quali nobili) coimputati. La vicenda assume le tinte di unthriller quando l'accusatore viene misteriosamente assassinato 10.

Nel I488 un editto impone di chiudere con assi di legno anche il portico della chiesa di Santa Maria Mater Domini per i motivi per cui si era gia' chiuso quello di S. Martino". Un'ulteriore lista di luoghi da sorvegliare viene stilata in un decreto del I496, che elenca "magazzini, bastie, scuole, tutti i portici, le case degli scaleteri, taverne, postriboli, case delle prostitute; coloro che (le pattuglie) avranno trovato nei luoghi sospetti (...) li dovranno arrestare"12.

Nel I537, nell'ennesimo processo di gruppo (7 persone), emerge una sottocultura decisamente piu' articolata . Uno degli accusati e' infatti una ostessa che concedeva ai sodomiti l'uso della sua osteria . Particolare ancora piu' interessante: di uno degli imputati viene riferito il soprannome, che e'femminile:Nympha

Nel I546 una donna, Lugretia paduana, e' bandita da Venezia assieme a due sodomiti per aver fatto la ruffiana, procurando e alloggiando ragazzi disposti arapporti omosessuali 14.

Infine nel I547 appare ancora un gruppo di sodomiti, questa volta composto da sette persone, fra cui due accusati di lenocinio pueri ("lenocinio di ragazzo " )

La "famigerata" Firenze

Venezia non e' la sola citta' rinascimentale che valga la pena di esaminare da vicino. Piu' di Venezia fu sempre la Toscana a godere presso i nostri avi della fama di terra assai tollerante verso il comportamento omosessuale, e quindi favorevole allo sviluppo di una sottocultura. A qual punto potesse svilupparsi questa sottocultura ci e' testimoniato da una "mappa" dei luoghi frequentati dai sodomiti nella Firenze del Rinascimento, contenuta in una lettera, datata 25 febbraio I5I4, in cui Niccolo'Machiavelli narra un'avventura di Giuliano Brancacci, uscito una sera a caccia di "uccelli". Machiavelli immagina di pedinare il Brancacci nella "caccia",che descrive con metafore trasparenti: gli "uccelli" sono esattamente cio' che il lettore ha gia' immaginato, la "vena" e' il membro virile e il "carnaiolo" e' l'ano .

Ma lasciamo la parola a ser Niccolo'.

"Passo' il ponte alla Carraia et per la via del Canto de' Mozzi ne venne a Santa Trinita, et entrato in Borgo Santo Appostolo ando' un pezzo serpeggiando per quei chiasci che lo mettono in mezzo16; et non trovando uccelli che lo aspettassimo, si volse dal nostro battiloro, et sotto la Parte Guelfa attraverso' Mercato, et per Calimala Francesca si ridusse sotto il Tetto de' Pisani; dove guardando tritamente tutti quei ripostigli, trovo' un tordellino il quale con (...) il lume et con la campanella fu fermo (fermato) da lui, et con arte fu condotto da lui nel fondo del burrone sotto la spelonca dove alloggiava il Panzano, et quelo intrattenendo et trovatogli la vena larga et piu' volte baciatogliene, gli risquitti' (reinnesto') dua penne della coda et infine, secondo che gli piu' dicono, se lo messe nel carnaiuolo di drieto"17.

A ser Niccolo' tiene bordone Francesco Scambrilla, poeta minore del XV secolo, che in una sua composizione indica nelle viuzze attorno a sant'Ambrogio la zona "malfamata" in cui si concentravano tutti gli outsiders: Chi vuol di ladroncelli una chiassata / cerchi da sant'Ambrogio in quelle vie / e troveravvi birri, messi e spie (...) / assassin, soddomiti e barattieri, / ch'alle volte s'uccidon come cani 18,

Noi che siamo curiosi non ci accontentiamo pero' di indicazioni cosi generiche. Una volta che fossimo giunti nella Firenze del Quattrocento, ci chiediamo dove avremmo dovuto cercare le tracce della cultura sodomitica dell'epoca? A questa domanda ci soccorrono le numerose prediche contro la sodomia pronunciate tra il I424 ed il I427, a Firenze e Siena, da San Bernardino: sono cosi ricche di particolari e notazioni psicologiche da costituire una vera e propria "enciclopedia" dei comportamenti omosessuali di allora. Le ostilita' contro i sodomiti il santo le apre suonando contro le "taverne di corso di malvagge, (i) luoghi riposti ove si tiene pubrico bordello de'garzoni come di pubbliche meretrici, i letti per albergare la notte quando 'anno pieno il corpo di vino, la lossuria sodomita in campo. Insensati cittadini che vedete i vostri figliuoli che diventano indemoniati e non vi provvedete a fare serrare le taverne alle ventiquattro ore! 19.

Per Bernardino le taverne sono, senza mezzi termini. una nuova Sodoma: "Vecchi impazzatti, quanti ce ne sono! Cerca per le taverne (...). Erano di giacinto, cioe' di colore bellissimo, e questi i vostri giovani figliuoli doventati fanciulle. Vergognatevi, padri e madri. Gastigategli, teneteli in casa la notte e menateli ( portateli), voi padri, presso a voi" 20.

Ma non e' finita: anche i pasticceri sono complici, secondo il santo: Voi ispeziali che vendete i pinocchiati, la zuccata e il marzapane e le torte inzuccherate, e sapete bene a cui (chi) le vendete e per che cagione, e non ve ne pare essere tenuti a coscienza (...) perche' non avete un poco di coscienza a tare diventare i giovani cattivi!"21.

Taverne e pasticcerie: le "bastie" e gli "scaleteri" che abbiamo appena incontrato a Venezia. Una coincidenza di luoghi che non puo' non saltare immediatamente all'occhio. Bernardino non si e' pero' limitato a specificare il "dove", ma ha indicato pure il "quando": di notte, specie dopo le ventiquattro. Sulla "notturnita'" dei sodomiti il santo predicatore insiste con parole di fuoco: "Salvatichi porci sono e sodomiti che sempre vanno, di notte al buio, (...) e guastano la vostra terra e non vi provvedete. E i porci salvatichi si pascano piu' di notte che di di', (e) sono assomigliati a loro" 22.

Anche questo aspetto ha riscontro nei documenti veneziani appena esaminati, e in altri ancora: basti dire che ai sodomiti fu piu' di una volta attribuito il soprannome di gatti per via del loro vagabondare la notte in cerca d'amore 23. Bernardino omette solo di accusare i barbieri (che invece a Venezia erano spesso coinvolti in scandali a sfondo omosessuale), ma all'epoca la loro utilizzazione come ruffiani era corrente.

PARTE SECONDA: GLI SCHEMI DI COMPORTAMENTO

Il sodomita, questo pederasta

Se si vuole capire la natura della sottocultura omosessuale premoderna e' assolutamente necessario tenere presente un suo aspetto peculiare, vale a dire il carattere podofillo ed efebofilo delle relazioni omosessuali di allora. Quando si parla di sodomia in quest'epoca si parla infatti, quasi automaticamente, di un rapporto fra un adulto e un ragazzo d'eta' compresa tra i quattordici e diciott'anni (si ricordi che la puberta' all'epoca arrivava piu' tardi). I1 fatto e' che il maschio antico era educato per essere padrone e dominatore nel rapporto erotico e di coppia, e tale esigeva di essere anche nel rapporto omosessuale. La societa' stessa si sentiva meno minacciata se il rapporto sodomitico si svolgeva secondo criteri e binari che sono sostanzialmente una riproposizione di quelli "normali". Cio' bastava a garantire un margine di tolleranza ai sodomiti, che pero' sapevano che comunque li attendeva la pena del rogo se fossero usciti dai confini del tollerato (per esempio seducendo un bambino troppo giovane, o ricorrendo allo stupro).

Ma come facevano a trovare partner tutti i sodomiti di allora, visto che l'adolescenza passa alla svelta? Forse gli omosessuali dell'epoca si "svegliavano" prima? Esattamente il contrario. L'adulto non chiedeva infatti al ragazzo una sessualita' "matura" e/o "orientata": anzi, esigeva da lui un comportamento "passivo" (anche e soprattutto nell'atto sessuale). Percio' poco o nulla gli importava della "tendenza" sessuale dell'altro24. Da cio' consegue un effetto molto importante. I membri della sottocultura sodomita rinascimentale non avevano rapporti sessuali gli uni con gli altri, ma bensi' con un preciso gruppo di persone (i ragazzi), collocate in posizione intermedia nel loro mondo (un piede fuori e uno dentro).

E' la medesima situazione che vediamo riproporsi oggi nella sottocultura dei ricchioni del Sud Italia: mai due di loro avrebbero rapporti sessuali l'uno con l'altro. Se lo facessero sarebbero lesbiche o merlettaie, e verrebbero presi in giro dai "colleghi". I1 ricchionefa sesso solo con i cosiddetti maschi, cioe' con una categoria di persone che si colloca al di fuori della sua sottocultura.

Avere in comune luoghi d'incontro serviva quindi ai sodomiti antichi soprattutto a scambiare informazioni (i ragazzi che "ci stavano") idee e compagnia. Oltre che, naturalmente a consumare i loro amori. Va', guadagna, e vestiti e calzati. Per quale motivo un adolescente eterosessuale accettava di farsi sodomizzare da un adulto? Sostanzialmente per tre ragioni: per denaro (molto importante in una societa' povera come quella antica), per il piacere di attirare l'attenzione di un adulto (altro aspetto importante quando la condizione di giovane non era invidiata e "centrale" come nella cultura attuale) e infine per l'inconfessato piacere di essere iniziato alla sessualita', seppure in un modo sentito come "surrogato" e non certo soddisfacente.

E ancora Bernardino a testimoniare del segreto piacere provato da certi ragazzi nel vedersi oggetto delle cure di un adulto: "O sentito di quegli che si lisciano, e vannosi gloriando de' loro soddomitatori, e fannone arte (mestiere) per civanza (lucro), e vanno stimolando altri del brutto peccato, che mi maraviglio come non pericolosa questa terra" 25.

Da parte sua la societa' considerava quasi implicito che i ragazzi di una certa eta' potessero avere un certo tipo di rapporti sessuali .E in una cultura in cui il potenziale economico del bambino era tenuto in molta piu' considerazione che oggi, i soldi che un ragazzo potesse aggiungere al bilancio familiare prostituendosi non erano malvisti da tutte le famiglie e non tutti i genitori avevano voglia di chiedersi da dove venissero."Le madri votano loro le borse senza volere sapere donde que' danari sono venuti, e mandangli (glieli manda) a casa il diavolo", afferma il solito Bernardino26. In fondo quel che contava per la gente di quella societ? era che l'onore familiare fosse salvo, e i ragazzi, non potendo ingravidare, rischiavano di comprometterlo meno delle ragazze.

"O donna che hai il figliuolo gia' grundicello - ironizza Bernardino - fallo ben bello, adornalo, perche' elli piaccia bene! Che' t'ingegni anco tu di fare cio' che tu puoi, e senne (ne sei) contenta perche' tu vedi che elli torna poi col farsettino (giacchetta attillata in vita) al bellico (fino all'ombelico) a casa, e talvolta co la giornea (tipo di sopraveste), e anco col fiorino in borsa! E sai che e' ? Che non v'e' pericolo: non v'hai a mettare nulla, sai! Elli e' maschio: se fusse femina, forse non faresti cosi', perche' ingravidarebbe; e poiche' elli non ingravida, e tu ne se' contenta, e fai la schiacciata a la reina del Cielo!" (cioe' alla Madonna, per ringraziarla)27. Qualche volta i genitori consentono a che il figlio si prostituisca perche' sanno che farebbe piu' rumore reprimere quell'attivita' che lasciar fare in silenzio: "Il padre e la madre potrebbono lezvar via che quello peccato non si facci piu', e se ne stanno queti per paura di scandolo. (...) Oimme' padre e madre, si' che tu consenti che tal peccato si commetta per uno piccolo contento di robba o di denari!" 28.

A volte invece perche' gli amichetti del figlio possono venir utili per qualche favore: "Deh! Padre e madre che vedi el tuo figliolo caduto ne' peccati, e non ti curi de' fatti suoi pure che ti rechi degli amici sodomiti a casa, e che ti facci riavere le fave (voti per le cariche pubbliche) e gli ufici!"29. Tutto sommato l'appetibilita' sessuale di un figlio era spesso vista, specie fra le classi basse, piu' come un vantaggio da sfruttare che come un pericolo da sventare. Cosi' la madre di Cencio, un "fanciullo" fattorino del Cellini, aveva pensato bene di approfittare dei gusti omosessuali del famoso scultore: un giorno gli confido' di temere che il figlio potesse essere arrestato da un momento all'altro per quello che, a suo dire, aveva fatto con Benvenuto. Gli propose percio' di "nasconderlo" a casa sua (cioe' in pratica di mantenerlo lui) o di darle cento scudi per "corrompere" il bargello (di cui era amica, assicurava).In un caso o nell'altro, e' implicito, il suo silenzio e la sua complicita' erano garantiti .

Persino Michelangelo scrive scioccato in una lettera del I5I4 di come un padre gli avesse fatto capire che, se avesse accettato di prendere in casa suo figlio per garzone, in cambio avrebbe potuto portarselo a letto senza problemi: "E lui rispose, che se io lo vedessi, non che in casa, io me lo caccerei nel letto" 31. In qualche caso estremo i genitori arrivano quasi a spingere il figlio alla prostituzione per provvedere al proprio mantenimento, come nel I303 lamenta il predicatore Giordano da Rivalta: "Io ho trovato piu' volte che il padre ha detto al figliuolo: "Va' guadagna, e vestiti e calzati". Or che crudeltade e' questa, che puzza, e che sozzura e' questa mai a udire dire? " 32,

Eppure la prostituzione non e' attivita' che permetta di arricchirsi (salvo rare eccezioni). A volte la ricompensa e' un piccolo lusso: un dolce (ecco perche' le pasticcerie..), un po' di frutta, o un paio di monetine, quelle che usa il Cocco della novella del Bandello (I485-I56I), che "se alcuna volta si gettava a qualche fanciullo, con dui o tre baiocchi si cavava il suo disonesto appetito" 33.

Cio' non toglie che esistano anche attestazioni di una vera prostituzione organizzata e "professionale". Abbiamo visto come a Venezia si fosse condannato piu' di un barbiere per aver fatto il ruffiano di ragazzi. E secondo Bertolotti nel Cinquecento anche a Roma, in piazza Navona, si aggiravano ruffiani che proponevano ragazzi ai passanti 34.

Ancora verso il I630 Jean Jacques Bouchard (I606?-I64I) descrive la prostituzione dei rampolli della piccola nobilta' napoletana, che professavano pubblicamente il loro mestiere, "restando per tutto il corso della giornata agli incroci delle vie e nelle piazze per attirare i clienti". Ognuno aveva la sua tariffa, e guai a cercare di non pagare! Si sarebbe incorsi nei "colpi di bastone dei protettori"! 35.

Era piu' femina che l'istesse femine

Quanto detto fin qui non esaurisce pero' i "tipi umani" del mondo dei "diversi" dell'epoca . C'e' un'altra presenza nel mondo omosessuale del Rinascimento, una presenza che ha lasciato tracce cosi evanescenti da far dubitare, a volte, della sua stessa esistenza . Sto parlando degli "effeminati", di "transessuali" o, per chiamarli con il nome che qualcuno uso' all'epoca, degli ermafroditi.

I1 primo a parlarne e' Francesco da Buti (I324-I406), quasi incidentalmente, commentando la parola "ermafrodito" che Dante usa in Purgatorio, XXVI 8I: "Et io mi ricordo che essendo garsone mi fu mostrato uno che andava vestito come omo e stava (...) co la rocca e flava e chiamavasi mona Piera; e (queste persone) sono potenti all'uno e all'altro atto, e pero' la legge vuole che a questi cosi' fatti si dia elezione (si permetta loro di scegliere), secondo qual costume volliano vivere"36.

Due secoli dopo una nuova traccia emerge nel trattato di fisionomia di Giovan Battista Dalla Porta ( I 5 2 8 ?- I 6 I 5 ) che, parlando degli " effeminati " assicura: "Nell'isola di Sicilia son molti effeminati, et io ne viddi uno in Napoli di pochi peli in barba o quasi niuno; di piccola bocca, di ciglia delicate e dritte, di occhio vergognoso, come donna (...) et insomma con corpo e gesti di femina. Volentieri stava in casa, e sempre con una faldiglia, (veste femminile) come donna attendeva alla cucina et alla conocchia; sfuggiva gli omini, e conversava con le femine volentieri, e giacendo con loro, era piu' femina che l'istesse femine; ragionava come femina, e si dava l'articolo femineo sempre: "trista me, amara me"; et il peggio era, che peggior d'una femina sopportava la nefanda Venere" (cioe' la sodomia)37.

Preziosa e' la spiegazione del come si diventi "effeminati", secondo Dalla Porta: nei climi umidi e freddi l'umidita' non invoglia i maschi al coito, "si che quando questi uomini si giongono con le lor mogli, e veggono che sono impotenti, e tentato il negozio (l'impresa) due e tre volte e quattro non gli riesce, subito (sic!) dicono che sono effeminati e si vestono le vesti da donna. e si stanno con le donne trattando negozii di donne; cosi' fanno e parlano e si vogliono far chiamare effeminati"38. Conosco per ora due sole descrizioni di transessuali nel mondo antico. La prima risale addirittura all'epoca carolingia (sec. IX): si tratta di un uomo di entrambi i sessi in un bestiario di autore anonimo. I1 libro comincia proprio con la descrizione di questo essere:All'inizio dell'opera testimonio di aver conosciuto un uomo di entrambi i sessi, che tuttavia in volto e nel petto appariva piu' virile che femminile, e veniva giudicato maschio da chi non lo sapeva, ma amava i lavori femminili, e adescava gli uomini ignari come una prostituta. Eppure dicono che cio' sia accaduto sovente, presso il genere umano 39.

L'ultimo caso a me noto e' quello di Rolandino Roncaglia, bruciato a Venezia nel I354 per "sodomia". Costui, per sua esplicita confessione, "non ebbe mai rapporti sessuali ne con sua moglie ne con alcuna altra donna perche' non senti' mai alcun appetito carnale ne riusci' mai ad ottenere l'erezione del membro virile". Uccisa dalla peste la moglie, Rolandino decise di iniziare una nuova vita prostituendosi in abiti femminili in quanto, "dato che ha aspetto, voce e movenze femminili - sebbene non possegga l'orifizio femminile ma abbia membro e testicoli come i maschi - molti reputavano che tosse donna a causa appunto del suo aspetto esteriore. Egli stesso ebbe modo di udire gente che diceva "costui e' una donna""40.

A questo sparuto mazzetto di casi si puo' aggiungere il Ninfache abbiamo visto poco sopra. Per il resto e' poco chiaro quale fosse il rapporto fra omosessualita' ed effeminatezza nel mondo rinascimentale. E' vero che gia' a meta' Duecento il Roman de la Rose collegava tra loro effeminatezza e desideri sodomitici: Cous tes manches, tes cheveux pigne, / mes ne te farde ni ne guigne / ce n'apartient s'a dames non / ou a' ceux de mausais renom / qui amour par male aventure / ont trouvee contre nature. (Cuci le tue maniche, pettina i capelli, ma non truccarti e non lanciare occhiate di sottecchi: cio' non si addice se non a dame, o a quelli di cattiva reputazione che l'amore, per mala sorte, l'hanno trovato contro natura)41.

Tuttavia la questione dell'esistenza, nella societa' rinascimentale, di un ruolo sociale dell'effeminato, sul tipo del kinaidos greco antico, e' ancora da chiarire, e meriterebbe una ricerca a se. Forse puo' essere lecito sospettare che il termine bardassa celasse un ruolo del genere: in fondo nel I632 Bouchard testimonia che "anche molti vecchi si fanno boggerar (sodomizzare) per le emorroidi, come fanno pure molti giovani per il solo piacere, e non per guadagno 42.

Per ora, comunque, e' prematuro spingerci oltre.

PARTE TERZA: LA CONDIZIONE UMANA

Autocoscienza ed autogiustificazione

Finora abbiamo parlato di ruoli e comportamenti . Ma ne ruoli ne comportamenti caratterizzano come tale una sottocultura se manca , tra chi ne usufruisce, la coscienza di essere diverso, e quindi una percezione del proprio "io" differente da quella della maggioranza . Certo non sempre e' indispensabile che tutti i membri di una sottocultura si sentano parte di un "gruppo", anzi, come ha mostrato Humprevs per gli incontri nei gabinetti pubblici43 si puo' dare il caso di chi apprende i comportamenti di una sottocultura pur sentendosi soggettivamente estraneo al gruppo che l'ha creata. Non tutti gli antichi sodomiti hanno pero' evitato di chiedersi il "perche'" del loro comportamento. Molti giunsero anzi, con gli strumenti culturali messi a disposizione dal loro tempo, al risultato di: I) giustificare a se stessi il proprio comportamento;

2) affermare il loro diritto a vivere i propri desideri "diversi " .

Tentiamo allora di capire ed analizzare un campionario di argomentazioni giustificative tratte dai documenti antichi. Lo scopo dell'elenco di argomenti che sto per fare non e' - sia chiaro - quello di inferire che ogni sodomita antico ne facesse uso per giustificare il suo modo di essere. Piu' semplicemente voglio mostrare la "tavolozza" dei colori a disposizione allora per costruire una coscienza di se deviante, e per giustificare il proprio comportamento 44.

Egli sta sempre pieno di stiza e di turbazione

Come viveva la propria condizione un sodomita del XV secolo? Che opinione aveva di se? Ancora una volta e' Bernardino da Siena a soccorrerci.

Secondo lui il sodomita "solo 'a 'I pensiero a quella tristizia, e sempre si lamenta, e sempre si duole di padre, o di madre, o di fratelli, o di cognati, o di parenti o di compagni; sempre vive di scontento; con iracundia favella; risponde al padre, alla madre quando e' ripreso; alla moglie non ti dico, che mai e' con lei un di' di bene"45.

Inoltre "quando egli torna a casa, torna turbato co la rabbia nel capo, e non si cura ne del giudicio di Dio, ne dell'onore del mondo. Egli sta sempre pieno di stiza e di turbazione, e sempre teme e ha paura di non venire in disgrazia del fanciulletto tristo"46.

Eh no, non doveva essere facile tenere a bada capricci e bizze di un ragazzino. Francesco Beccuti, che dichiara di parlare "per esperienza", cosi riassume gli svantaggi della relazione omosessuale con un adolescente, in una composizione contro il rapporto omosessuale scritta prima del I553: Se d'un garzon s'innamora per sorte / (...) ben potria maledir il giorno e 'I ponto / ben potria dir: Mi avess'io rotto 'I collo - / se vuol d'ogni suo mal tener ben conto. / Forse il terrai un otto di satollo / con un bel pasto di bove ordinario; / non bastan quattro di piccion o pollo: / al tuo voler sara' sempre contrario, / e ti comandera' con quella grazia / che se tu stessi con seco a salario; (come se tu fossi un suo servo) / ti da martel (preoccupazioni), ti beffeggia, ti strazia / e vuol esser patron de' tuoi denari / ed una volta pur (neanche) non ti ringrazia; / e, per dir zuppa, si ritrovan rari (sono rari quelli) che non sian come gli asini indiscreti / e fantastichi (strambi) piu' che gli scolari; / non han carpite (panni), verdure o tappeti / tanti vari color quant'essi voglie: / guarda se stanno i sodomiti lieti!47

Dello stesso parere era gia', verso il I467-I48I, anche Filippo Scarlatti: Bisognati operar gran maestria / a volere istar ben con un garzone, / di cio' che disce e fa dargli ragione / e non andar con lui in traversia (bisogna dargli sempre ragione e non contraddirlo mai). (...) Ogni altro pensier vano non ti riesce, / pero' che tanto basta il loro amore / quanto da te molta pecunia t'esce (il loro amore dura tanto quanto il flusso di denaro che esce da te). / (...) Ed e' assassinatore / e non si curere' cavarti gli occhi; / prima la paga vuol che tu lo tocchi48.

Del resto il "passivo" non doveva mai essere molto entusiasta del rapporto sessuale: cosi', paragonando fra loro il rapporto con un ragazzo e quello con una donna, nota il Beccuti: Quel voltar de le spalle a me non garba. / Un ragazzo ti dice: - affretta, spaccia (sbrigati) - / gli par mill'anni uscirti elte la mano: / I'altra non si puo' tir da le tue braccia 49. A questi problemi va aggiunto quello del matrimonio: la pressione sociale lo esigeva, forti ragioni economiche lo consigliavano. Nella Conquestio uxoris Cavichioli, un testo teatrale del secolo XIII-XIV, il personaggio del sodomita cosi elenca alla moglie, che si lamenta di lui, le ragioni per cui si e' sposato: "Volevo fare di te la mia compagna mite, contegnosa, castigata, piena di pudore; che diventasse il bastone della mia vecchiaia; che amministrasse saggiamente le mie sostanze e le moltiplicasse; che tenesse in ordine la mia casetta con l'abilita' di una amministratrice fidata e avesse cura di me quando la vita mi diventera' pesante, che mi preparasse buoni prarxi e accogliesse un giorno la mia testa canuta sul petto"50.

Purtroppo confondere una moglie con un amministratore delegato puo' essere fonte di dolori e incomprensioni. Qualcuno si adatto' volentieri alla "doppia vita": Bene abbi un vostro amico e mio compare / che egli se ben e' capo di famiglia, / non cessa il giovinetto confortare 51.

Ma troppo spesso il rapporto con la moglie si rivelava insoddisfacente. "O donna, ponvi mente, che mai nol potrai contentare, se egli e' involto in quello vizio! Di cio' che tu fai, sempre se ne lagna, sempre" 52

Bernardino da Siena consigliava alle mogli di rimproverare i mariti infedeli: "E se questo non giova, dagli de' caldelli (rimedi). Se gli muti la camicia digli: "Te', che non la meriti! " Se gli porgi la scodella digli: "T?i, che pro ti faccia se 'l meriti!". Se gli fai niun servigio gli di': "Non per altro, ma per quella ribaldella, o di (sic) quello ladroncello!""53.

Naturalmente neanche per la moglie di un sodomita la vita era facile: "Regola generale, quanto piu e' soddomito, tanto e' piu' in odio la donna sua, sia bella ella a suo modo. (...) Il soddomito e' in odio la femmina. Guardatevi di non dare per moglie vostre figliuole a' soddomiti, che non ara' mai un'ora di bene. Cosi' le donne 'anno in odio i soddomiti e meritatamente"54.

In questo modo Bernardino riassume la condizione umana del sodomita: "Delle cose passate non si ricorda e delle presenti non pensa, e dell'avvenire non si provede. In brieve il cuore del soddomito non si cura di vergogna del mondo, e non teme di giudicio di Dio. Ed egli ista' male" 55.

Chi e' de li ostinati, sai che fa?

Presi in mezzo fra la guerriglia casalinga caldeggiata da Bernardino ed il costante rischio di diventare lo zimbello della citta' (se non di finire sul rogo), facili premesse di capricci e bizze del "fanciulletto tristo", non doveva essere facile per i sodomiti vivere sereni e senza sensi di colpa. Eppure in un modo o nell'altro si arrabattavano per resistere, facendosi "sordi", come lamenta il santo, ai rimproveri e alle minacce. "Egli vive senza niuna vergogna del peccato suo, el quale e' tanto brutto, che pure a pensarlo e' da vergognarsene; e perche' il peccato sara' punito, elli non vi pensa. Egli non ha paura della pena: ellino (essi) so' tanto immersi nel peccato, che e' non pensa al peccato del tempo passato, ne ai peccati del presente ne al peccato dell'avvenire (...) Che se pure elli si cognosce che fa male, dice in se medesimo: - Oh, quando io vero' a morte, io me ne confessaro' - e non se ne vuol rimanere (correggere) innanzi a la sua fine. A lo stremo de la vita te ne vuoi rimanere, eh? (...) Chi e' de li ostinati, sai che fa? Che se ellino odono la predica, e cognoscono la graveza loro, eglino dicono in loro medesimi: - Che faro'? Io vego pure ch'io fo male, e cognosco che 'I peccato e' grandissimo. - E cosi' si stara' senza cominciare (ad) astenersene..."56.

Come non ammirare la "faccia tosta" di quanti furono capaci di farsi beffe del giudizio altrui? Come non applaudire nel leggere di come "Ser Ciuffa, essendo ripreso aspramente dal padre del vitio di soddomia; dicendogli il padre: "E' non fu mai nessuno in casa nostra, che havesse questo vitio"; rispuose: "Io fo conto, che io me l'o' tratto dalle calchagne" (Vorra' dire che mi sara' venuto fuori dai calcagni)?"57.

Vero e' che talvolta era necessario ostentare la frequentazione dei "luoghi pubblici" (bordelli) per "purgar la fama", cosi' come l'Altrito, scolare a Pisa, per purgare la sua fama andava spesso nel luogo pubblico, et egli stesso si bociava ( vantava ) 58, Ma e' anche vero che esisteva un certo numero di persone che la propria diversita' la ostentava con la massima sfrontatezza di questo mondo, pur badando a non esagerare per non finire sul rogo. Come il pittore Giovannantonio Bazzi che, " pero' che (poiche') aveva sempre attorno fanciulli e giovani sbarbati, i quali amava fuor di modo, si acquisto' il soprannome di Soddoma, del quale, non che si prendesse noia o sdegno, se ne gloriava, facendo sopra esso stanze e capitoli (composizioni poetiche), e cantandogli in sul liuto assai commodamente" 59.

Tale era la sua faccia tosta che avendo un suo cavallo vinto il palio di S. Barnaba, "fu dimandato Giovan Antonio che nome si aveva (da) gridare, et avendo egli risposto "Soddoma, Soddoma", i fanciulli cosi' gridavano. Ma avendo udito cosi' sporco nome certi vecchi da bene, cominciarono a farne rumore et a dire: "Che porca cosa, che ribalderia e' questa, che si gridi per la nostra citta' cosi' vituperoso nome?" Di maniera, che manco' poco, levandosi il rumore, che non fu dai fanciulli e dalla plebe lapidato il povero Soddoma, et il cavallo"60.

PARTE QUARTA: LE GIUSTIFICAZIONI

L'ho fatto per chiarir la vista

E' ovvio che non tutti avranno avuto il coraggio (o l'incoscienza) del Bazzi. Tuttavia anche chi era meno sfrontato di lui aveva a sua disposizione una serie di argomentazioni piu' o meno serie per difendere il suo amore. Ecco le principali.

I ) Che se pure in teoria la sodomia e' generalmente esecrata, la praticano tutti. Cosi nel famoso processo ad Arnold de Verniolle, del 1323, un ragazzo diciottenne cerca di sedurre Arnold, argomentando che "molti buoni uomini facevano nel predetto modo, ed egli rispose che si e, come aveva sentito dire, persino i religiosi"t'. Lo stesso Arnold aveva dichiarato in altra occasione "che avrebbe ben da fare il signor vescovo se volesse arrestare tutti quelli attualmente infettati da detto crimine a Pamier, poiche' erano piu' di mille e tre"62.

2) Che anche i papi ed i re amano la sodomia. Cosi il Cammelli, accusato di praticarla, ribatte: Se questa e' infamia, gli e' mia infamia antica, / e di Roma e del Pana e del suo clero 63. Tale argomento e' talmente noto da essere spesso messo in bocca ai perso naggi omosessuali da scrittori che omosessuali non erano. Cosi, nella gia' citata commedia, argomenta Cavicchiolo alla consorte che si stupisce che egli preferisca aver fama di sodomita che di ladro: "I re si dilettano di sodomia, ma non rubano. Gli dei hanno amato i ragazzi: cosa c'e' di male se anche Cavicchiolo ama? " 64,

3) Che non solo "lo" fanno i grandi della Terra, ma persino gli dei della mitologia greca. E questa la risposta scelta dal Cellini quando uno scultore rivale lo zittisce in pubblico dicendo: "Oh sta' cheto, soddomitaccio! ". "O pazzo," replica Benvenuto, "tu esci dei termini: ma Iddio 'I volessi che io sapessi fare una cosi' nobile arte, perche' e' si legge ch'e' I'uso' Giove con Ganimede in paradiso e qui in terra e' la usano i maggiori imperatori e i piu' gran re del mondo. Io sono un basso ed umile omiciattolo, il quale ne potrei ne saprei impacciarmi d'una si mirabil cosa"65.

4) Che col coito sodomitico non si prendono malattie veneree. Cosi conclude il Cammelli, che nel sonetto "Madonna, alla franciosa son vestito", lamenta di essersi "infranciosato" (ossia di aver preso la sifilide): Ora attendete (considerate) un poco / a quanto strazio se ritrova al mondo / chi toglie (sceglie) il quadro (vulva) e lascia stare il tondo (ano)66. E un'argomentazione che dovette aver fortuna in tutta Europa se ancora nel I623, al processo contro Theophile de Viau, uno dei capi d'imputazione fu proprio quello di aver dichiarato "che era tormentato da uno scolo, e che tutte le volte che si assentava dalla compagnia carnale dei ragazzi, il che diceva con termini assai volgari, non mancava mai di prendersi lo scolo"67.

5 ) Che migliora la vista perche' spurga gli umori nocivi dal corpo. Cosi ancora Francesco Beccuti: Roma, Venezia, Fiorenza e Bologna / ed ogni altra citta' c'ha del civile, / desta fa quel mistier, dormendo il sogna; / e' mestier reverendo e signorile, (degno di preti e signori) / che ci assotiglia la vista e l'ingegno 68. E il gia' citato Bouchard a spiegarci meglio perche' la sodomia gioverebbe alla vista, secondo l'antica teoria degli "umori" del corpo: "Si dice schiarirsi la vista perche' facendosi molta meno effusione di sperma nel bugerar che nel chiavar (dato che l'estremo piacere che se ne prova, fa eiaculare quasi immediatamente) gli spiriti non si dissipano molto, e per conseguenza la vista non si indebolisce; al contrario essa si ristora e rinforza, per il sommovimento degli spiriti che questa volutta' causa per tutto il corpo, che essendo troppo rapida e impetuosa non li lascia interamente dissolvere ne dissipare"69. Anzi, secondo l'informatore di Bouchard, un medico francese di Roma, la sodomia e' ottima contro le emorroidi, le irritazioni intestinali (per cio' consigliata anche da Ippocrate!) e insomma, per la salute. Persino nelle barzellette riappare l'argomento: "L'ho fatto", diceva #n ribaldo, "per chiarir la vista". "Questo non e' vero, figliuolo", rispose il confessore. "Se fosse cosi', vedrei fin a Napoli" 70.

6) Che le donne sono un sesso perfido e inferiore: "Ne sono (...) alcuni, li quali della divina et humana legge scordati Venere mascula diletta, con dar pessimo esempio alla imperita moltitudine. Ascrivon o al femineo sesso della loro intemperantia la cagione; affermano le donne esser insolenti, impie, crudeli, e de costumi intollerabili; la lor faccia e bellezza non esser altro che fuoco, cerusa, unti e roscio adulterino, cosa fastidiosa"71. E se tutto questo non bastava per mettere a posto la coscienza, si poteva sempre improvvisare su due piedi una scusa, come fece quel tale che accusato di aver sodomizzato un ragazzo con cui dormiva (era normale all'epoca coricarsi in due o piu' nello stesso letto per scaldarsi) si era scusato dicendo che nel sogno o dormiveglia aveva pensato di avere un rapporto con una donna72.Naturalmente questo tipo di argomentazioni raffazzonate non convinceva sempre: spesso anzi ce ne si faceva beffe, proprio come il Bellincioni: Voi errate com'un, del qual dico io, / che, dormendo con un, gliel meno' bene, / poi d isse: Io m i cred ea ch e fusse il mio 73 .

Natura inclinabat me

Certo, il modo piu' semplice e rapido per non avere troppi sensi di colpa era quello di smettere di frequentare coloro che ne instillavano di piu'. Bernardino da Siena si lamenta piu' volte del sodomita per la sua scarsa (o nulla) frequenza delle chiese: "Non si comunica, ne confessa, e cinquanta anni sta involto in tanta miseria senza confessarsene" 74. Ma qualcuno, ragionando e argomentando, riusciva a fare di meglio, andando ben al di la di questa semplice resistenza passiva, e convincendosi di non essere responsabile dei propri gusti sessuali. Se responsabilita' c'era, questa era della Natura, della sorte o di Dio. La parola chiave di questo atteggiamento e' inclinazione, (o "inclinatio", "incrinamento", "inclinamento) che se non e' un esatto equivalente dell'odierno tendenza, viene pero' usato in maniera analoga. "Inclinazione" e' un termine tecnico dell'astrologia per indicare l'influsso degli astri sul comportamento umano (le stelle inclinat a un certo temperamento)75. Usata in questo senso la parola ha una forte valenza deterministica, che comunque sottrae la responsabilita' dell'atto all'agente, collocandola "al di fuori" di lui76. Ne del resto manco' chi attribuisse la responsabilita' della tendenza omosessuale a influssi astrali.

Marsilio Ficino, nonostante dichiari nel suo Commento al Convito di Platone che "la potenzia di generare, che e' nella Anima, manca di cognizione, pero (percio') non fa differenzia fra sesso e sesso. E nientedimeno per sua natura tante volte ci invita a generare, quante volte veggiamo un bello obbietto", subito dopo aggiunge: "laonde spesse volte adviene, che quelli che conversano con maschi, per voler rimuovere gli stimoli della parte generativa, si mescolano con loro: e quelli massime nella nativita' de i quali, Venere si e' trovata in segno masculino, congiunta con Saturno, o ne' termini di quello, o vero a quello opposta " 77.

E se il buon Michelangelo, che alla cerchia di Ficino si formo', fece sottolineare al suo biografo di essere nato proprio con Mercurio in congiunzione con Venere78, (come descritto da Tolomeo) una ragione l'avra' avuta...I1 concetto di inclinazione si trova comunque anche al di fuori dell'ambito astrologico. La prima attestazione di cui io sia a conoscenza appare in un testo non italiano ma francese, uno dei piu' interessanti processi antichi pubblicati finora: quello, gia' citato, contro Arnold de Verniolle, del I323. Negli atti si legge che fra l'altro l'accusato "disse al detto Guglielmo Ros che in alcuni uomini la natura richiedeva che tacessero tale atto, oppure che conoscessero carnalmente le donne e, come disse, sentiva ben in se che si sentiva oppresso nel corpo quando se ne asteneva per piu' di otto o quindici giorni, vale a dire non avere un rapporto con una donna o un uomo commettendo col maschio detto crimine"79(Non ci si faccia ingannare dall'accenno ai rapporti con donne: per sua ammissione Arnold aveva avuto un unico rapporto eterosessuale in vita sua, a suo stesso dire traumatizzante). Un altro dei ragazzi interrogati rivelo' che"il detto Arnold gli disse in volgare che in quel libro c'era scritto che se un uomo giacesse con un uomo e per il calore dei loro corpi scaturisse il seme, questo non e' peccato tanto grave come se un uomo conoscesse carnalmente una donna, perche', come diceva, cio' e' richiesto dalla natura, e l'uomo da cio' e' reso piu' sano" 80, Arnold, tentando di mitigare la gravita teologica di tale affermazione, aggiunse che sebbene credesse che la sua natura lo inclinasse a tale peccatto di sodomia, tuttavia ritenne sempre che fosse un peccato mortale 81. Infine Arnold ammise (e questo gli fu imputato come eresia) di aver ritenuto e detto che la sodomia e' un peccato di eguale gravita' con la semplice fornicazione eterosessuale, ma che a suo modo di vedere non si aveva sodomia vera e propria senza penetrazione anale (il che spiega perche' con i ragazzi sedotti adoperasse la masturbazione reciproca o il coito intercrurale)82. Piu' o meno nello stesso giro d'anni il poeta perugino Marino Ceccoli rispondeva a Ugolino da Fano (che gli aveva chiesto di difendersi da quanti lo accusavano di sodomia) limitandosi a dare la colpa alla sorte ("ria", ovviamente): Io son colui, che per fortuna ria / eletto fui tra le profane gregge / condutto da vertu' (colpa) de fredde orregge (tempeste) / en parte ove salute se desvia (dove salvezza si perde)83.

Secondo Stefano Talice da Ricaldone (che cita una lezione del I375 di Benvenuto da Imola), "dice S. Gerolamo che nel giorno del Giudizio universale costoro (i sodomiti) saranno muti. Altri cercheranno di scusarsi dicendo: la natura mi inclinava a cio' (natura inclinabat me) quando vedevo le donne"84. In epoca piu' tarda, nella seconda meta' del Cinquecento, Scipione Ammirato (I53I-I601) biasima Benedetto Varchi che inclinato .sempre ad amori fanciulleschi (...) si scemo' molto di quella riputazione che all'eta' di lui, et alI'abito, perche' mori' prete, et alle lettere dirittamente si sarebbe convenuta 85.

Lo stesso Ammirato, parlando della condanna a morte di Jacopo Bonfadio per sodomia, aggiunge che "del cattivello, perche' fosse meno scusabile, si leggono ancor rime le qual par che rendan testimonianza di cotesta sua inclinazione 86,

E Giordano Bruno parlando di Socrate nello Spaccio della bestia triunfante (I584) ritiene che il filosofo greco fosse stato a lodarsi tanto maggiormente di continenza, quando approvo' il giudicio del fisionomista circa la sua natural inclinazione al sporco amor di gargioni87, Oibo' Padre, m'e' naturalissimo a me!. Anche quando non parlano esplicitamente di inclinazione i sodomiti antichi piu' di una volta mostrano di pensare che il loro comportamento fosse "connaturato" alla loro "natura". Gia' Nicola Muscia, verso la fine del Duecento, aveva giustificato la sua passione amorosa per un uomo dicendo che era un'attrazione naturale quanto quella del ferro verso la calamita:"e a lui vado, com'a la calamita / va lo ferro, ch'e' naturaltade" 88. Non stupisce percio' che Mateo Bandello si sia divertito in una sua novella con questa argomentazione, mettendola in bocca all'umanista Porcellio, che sul letto di morte nega ripetutamente di aver mai commesso peccati contro natura. "Oime', figliuolo - si lamenta il prete - io non so quello che di te mi dica. Tu mi neghi d'aver peccato contra natura, (...) e nondimeno sono io assicurato che tu sei piu' vago mille volte dei fanciulli che non e' la capra del sale". Allora il Porcellio con alta voce piu' che puote' e crollando il capo disse: "Oh, oh, padre reverendo, voi non mi sapeste interrogare. Il trastullarmi con i fanciulli a me e' piu' naturale che non e' il mangiar e il ber per l'uomo, e voi mi domandavate se io peccava contra natura" 89. Non diversa e' la risposta di un sodomita italiano contenuta in una barzelletta attestata nel I654: "Un confessore diceva a un buggerone: "Oh, questo e' peccato contra natura". "Oibo' Padre", disse l'altro, "m'e' naturalissimo a me" 90

PARTE QUINTA: IDEOLOGIE DI CONTROLLO E DI CONTESTAZIONE

L'ordine regna a Varsavia?

Come sarebbe stato possibile dare per "naturale" il comportamento sodomitico, se la societa' di allora non avesse avuto un qualche concetto di "tendenza", e avesse davvero creduto (come sostengono oggi molti storici) che la lussuria, in tutte le sue forme, si esprime nello stesso modo in ogni essere umano? Nello scorso numero di "Sodoma"91 ho lamentato che troppo spesso nel fare storia si dia oggi un'attenzione spropositata ai documenti ufficiali (processi, trattati di teologia, manuali, leggi ecc.) di quello che in un certo gergo viene definito "il Potere", trascurando il ben piu' faticoso compito di ascoltare l'altra Campana quella dei diretti interessati che il "Potere" si limitano a subirlo. I1 confronto tra le prese di posizione degli oppressori e quelle degli oppressi sulla medesima questione e' invece irrinunciabile, e si rivela ricco di stimoli preziosissimi. Nel nostro caso, ad esempio, svela che il concetto di "connaturalita'" del comportamento omosessuale non era, come abbiamo visto, ne ignoto ne estraneo al pensiero ufficiale dell'epoca. La Storia e' sempre il risultato di una dialettica fra oppressi ed oppressori: la volonta' di ogni tiranno trova sempre il suo limite nella non volonta' dei suoi sudditi di subire, anche a costo di affrontare la repressione. E se ne oppressi ne oppressori hanno la forza di schiacciare l'antagonista (il che si verifica spesso) e' inevitabile il compromesso (la "sintesi" diceva ottimisticamente Marx).

Succede cosi' che mentre formalmente alle teorie del "Potere" viene concessa la supremazia, (con la conseguenza che il "popolo" consentira' a reprimere chiunque le voglia mettere formalmente in discussione, come la "plebe" col Sodoma su richiesta di "certi vecchi dabbene") il "popolo" segue poi nel comportamento quotidiano tutt'altra scala di valori "suoi", "ufficiosi". Questi valori pur non essendo mai enunciati in polverosi tomi a stampa, delizia dei cattedratici d'oggi, non sono per questo meno vincolanti di quelli del "Potere". Anzi...Questo e' il caso, piu' che mai, della morale sessuale. La Chiesa puo' avere avuto un bell'affermare, per duemila anni, che l'adulterio ha per l'uomo e per la donna la stessa gravita' teologica e morale, se poi la societa' ha sempre vissuto e agito sulla base del principio che l'adulterio femminile e' piu' grave di quello maschile. Viceversa la Chiesa puo' anche aver insistito per duemila anni, con fulmini e maledizioni sul fatto che quello omosessuale e' un comportamento che nasce non da tendenza naturale, ma da corruzione della natura umana, se poi nella pratica dei rapporti quotidiani la gente ha sempre avuto una concezione diversa della cosa. Tanto diversa da rifiutare, per esempio, di denunciare i sodomiti che conosceva, nonostante esigesse il rispetto formale delle tesi dominanti, e perseguitasse chi le contestava. Insomma non sempre gli studiosi fanno fatica a scoprire i satelliti di Giove perche' non posseggono gli strumenti adatti: il mondo e' pieno di intellettuali che si rifiutano di guardare nel cannocchiale di Galileo proprio perche' non vogliono scoprire cio' che non possono accettare. Cosi anche l'idea nella "connaturalita'" del comportamento omosessuale fu respinta in passato non perche' apparisse "assurda", ma molto piu' banalmente perche' avrebbe inevitabilmente portato a una giustificazione, perche' avrebbe reso impossibile l'applicazione del concetto di "colpa". I1 che in nessun modo il "Potere" poteva e voleva accettare 92,

Connaturales secundum quid

La principale contraddizione che mette in luce quanto ho appena argomentato, e' il fatto che mai nel pensiero ufficiale antico venne meno la certezza che il comportamento eterosessuale fosse, questo si, connaturato ad ogni essere umano. L'"inclinazione" dell'uomo verso la donna (e viceversa) era un dato che non necessitava di spiegazione: si limitava ad esserci, era innato. A1 contrario il comportamento omosessuale venne sempre considerato conseguenza di un vizio, nel senso etimologico del latino vitium ("difetto", "imperfezione", "guasto"), non di unainclinazione . Cosi, commentando Paolo (Romani I, 26-27), viene plasticamente riassunta da Ugone di San Caro (fine sec. XII- I263) la posizione ufficiale cattolica: (Paolo) chiama (quel)le passioni "peccato contro natura", perche' in esse la natura subisce violenza, come e' simboleggiato nel Lago d'Asfalto (il Mar Morto), in cui furono sommerse cinque citta' che sofrivano di quel vizio, dove nessun ersere vivente puo' essere fatto affondare se non con la violenza, a indicare che la natura umana non afonda in quel turpe vizio, a meno che faccia violenza a se stessa. (...) Grida infatti la natura in questi peccati, come una vergine che viene deforata 93.

Naturalmente neppure Bernardino ebbe mai dubbi sul fatto che gli atti eterosessuali nascano da inclinazione. Quella dell'uomo e della donna secondo lui "e' naturale inclinazione all'uno inverso dell'altro, per essere formato l'uno dell 'altro " 94. Solo una volta si lascio' scappare che i sodomiti "lasciano l'incrinamento naturale per lo incrinamento contro a natura" 95, mettendo involontariamente sullo stesso piano, sia pure con giudizi morali diversi, le due inclinazioni. Ma a parte questo caso Bernardino tratta la sodomia, alla pari di tutto il pensiero religioso del suo tempo, come un costume, una cattiva abitudine. "Chi piglia la consuetudine del peccato acceca in esso peccato. Guardati dall'usanza de' soddomiti. (...) Chi usa co' cattivi li s'appicca la cattivita' (cattiveria), ma chi usa co' buoni li s'appicca la bonta'" 96.Autorevole fondamento delle opinioni del santo e' del resto nientemeno che Tommaso d'Acquino (I225-I274), che nella suaSumma theologica (I-II, q. 3I, a.

7) Si era chiesto due secoli prima se il comportamento omosessuale non potesse risultare connaturale alla natura di alcuni singoli individui. La sua risposta e' che si, puo' esserlo, ma (qui sta il trucco) secondo una "natura" corrotta, come lo e' quella di un malato a cui per la malattia appaiono amari i sapori dolci. (Contigit in aliquo individuo corrumpi aliquod principiorum naturalium speciei, et sic id quod est contra naturaf speciei, fieri per accidens naturale huic individuo) . In altre parole "avviene che alcuni piaceri siano, assolutamente parlando, innaturali, (innaturales) sebbene siano connaturali in senso relativo" (connaturales secudum quid).

Le prostitute gridavano "sodomita!" ai passanti

Per chiunque abbia la pazienza di sfogliare qualche testo antico non e' difficile collezionare ulteriori attestazioni di questa concezione ufficiale. La tentazione di concluderne che secondo i nostri avi l'omosessualita' non era frutto di una "tendenza", e' quindi forte. Eppure a ben saper leggere i documenti, emerge fra le righe una concezione che ritiene che gli individui siano piu' "inclinati" verso l'uno o l'altro polo, per cui chi ama i ragazzi, oibo', non amera' le donne. Cosi nel XIII secolo, secondo Jacques de Vitry, le prostitute parigine del quartiere latino gridavano sodomita alla volta dei passanti che rifiutavano di avere rapporti con loro 97. Intendevano forse con cio' dire che chi non frequenta prostitute, per qualche misteriosa ragione, ama solo la penetrazione anale? Oppure l'aneddoto assume significato unicamente se sodomita e' inteso come persona che non ama le donne ma bensi' i ragazzi? Del resto non molti anni prima (c.a. II60) nelRoman d'Eneas la gelosa madre non aveva forse avvertito Lavinia che Enea: est de tel nature / qu'il n'a gaires de femme cure; / (...) / il priseroit mialz un garcon / que toi ne altre acoler? 98 (? di tale natura che non si cura delle donne; (...) preferirebbe un ragazzo piuttosto che te o un'altra donna). Ed anche nella Conquestio uxoris Cavichioli i problemi sorgono non perche' il marito ami i ragazzi, ma bensi' perche' non prova la minima attrazione sessuale per la moglie: Lui, niente. Si limita a palparmi il petto, e dice: "Non c'e' donna piu' dolce di te". E quando gli metto sotto la parte da usare, dice: "Ohi, obi, obi, la mattina ho appena la forza di alzarmi!". E quando la disputa fra i due si fa accesa il marito (incorreggibile!) le grida:"Non mi lascerei turbare nemmeno dalla bellezza della figlia di Tindaro e nemmeno da Taide o dalla perfeziorle della vergine Ifigenia. Solo il fato potrebbe mutare la direzione dei miei entusiasmi, solo la morte potra' ostacolare i miei desideri" 99. Se la sodomia e' soltanto la preferenza per un certo tipo di penetrazione (anale anziche' vaginale) come insiste la Chiesa, in che modo spiegare queste dicotomie ("o" le donne, "o" i garzoni) che sono comuni nella mentalita' laica ?

CONCLUSIONE

Giunti alla fine di questo esame spero che anche i lettori piu' dubbiosi converranno con me sul fatto che e' lecito parlare di una "sottocultura sodomitica" nel Rinascimento. Vi sono luoghi di incontro, c'e' una coscienza di se e persino un desiderio di affermazione del proprio modo di essere, esiste la convinzione che l'omosessualita' possa essere connaturata all'individuo che la vive, ed esiste infine una concezione popolare che vede quella del sodomita come una condizione, diversa ed alternativa a quella dell'uomo "normale". Solo il "Potere", che per secoli ha propagandato una concezione diversa del fenomeno, manca all appello. Spero anche di essere riuscito a mostrare come la sottocultura antica vada capita per quello che e', con i suoi schemi e le sue convenzioni: anche se non vi si trovano quelle "saune gay" a cui oggi siamo terribilmente affezionati, tanto meglio: e' una prova in piu' del fatto che si puo' essere omosessuali anche in modo diverso da quello di moda oggi a S. Francisco o Amsterdam. E se qualcuno poi trovasse che la sottocultura che ho descritto ricorda "troppo" certe situazioni del giorno d'oggi tanto meglio lo stesso. Sono veramente troppo "moderni" gli antichi - gli chiedo - o siamo noi che vogliamo a tutti i costi farci un vanto della scoperta dell'acqua calda?

1 Sul dibattito costruzionismo-essenzialismo il lettore italiano trovera' nella nostra lingua solo un sommario riassunto di uno storico essenzialista, John Boswell: "Rivoluzioni, universali e categorie sessuali", in: ROBERT e PEGGY BOYERS (a cura di), Omosessualita', Feltrinelli, Milano I984, pp. 5-86

2 La lista dei sodomiti sta in: ASV (Archivio di Stato di Venezia), Consiglio dei Dieci, Miste, reg. VIII, f. I35V. Un indispensabile resoconto sul trattamento dei sodomiti nella Venezia del Tre-Quattrocento, nato dalla consultazione diretta dei documenti d'archivio, ? in: WILLIAM RUGGIERO, Sexual Criminality in Early Renaissance Venice, "Journal of Social History", VIII 979, pp. I8-37, successivamente ampliato in forma di libro: ID., The Boundaries of Eros, Oxford University Press, New York & Oxford 1985. Indispensabili anche: ELIZABETH PAVAN, Police des moeurs, societa' et politique a' Venise 'a la fin du Moyen Age, "Revue historique", CCLXIV I980, Oct-dec., pp. 24I-288; PATRICIA LABALME, Sodomy and Venetian Justice in the Renaissance, "The Legal History Review", LII 1984, pp. 2I7-254; GIANNI SCARABELLO, "Devianza sessuale ed interventi di giustizia a Venezia nella prima meta' del XVI secolo", in: AA.VV., Tiziano e Venezia, Neri Pozza, Firenze I976, pp. 75-84. Per un rapidissimo cenno sul Settecento si confronti: GIOVANNI DALLORTO, An unpublished document from the Archivio di Stato, Venice (I7I7), "Gay Books Bulletin", n. 9, Spring/ summer I983, pp. 24-26 (con ulteriore bibliografia).

Ai saggi citati sono debitore delle segnature di gran parte dei documenti d'archivio da me consultati.

3 BENVENUTO DA IMOLA, Commentum super Dantis comoediam, Barbera, Firenze I887, t. I, p. 524. La responsabilita' per le traduzioni che appaiono in questo saggio, salvo dove specificato altrimenti, e' mia.

4 ASV, Consiglio dei Dieci, Miste, reg. X, ff. da 39v a 40r (nota: ho seguito la numerazione delle pagine antica).

5 ASV, Ibidem, reg. XIV, f. 3v.

6 ASV, Ibidem, reg. XV, ff. da 4gv a sor. Pubblicato anche in: G. LORENZI (a cura di), Leggi e memorie venete sulla prostituzione, Venezia I870-72, p. 50.

7 G. LORENZI (cur.), Op. cit., p. 53.

8 ASV, Consiglio dei Dieci, Miste, reg. XVI, ff. da I27r a x3Ir.

9 ASV, Ibidem, reg. XVI, f. 148r. Anche in: G. LORENZI, Op. cit., p. 2I9.

10 ASV, Ibidem, reg. XVII, ff. da 77r a 79r, e 82r.

11" Si veda: GIUSEPPE TASSINI, Curiosita' veneziane, Filippi, Venezia I970, p. 389.

12 ASV, Consiglio dei Dieci, Miste, reg. XXVII, ff. da IIV a I2r. Anche in: G. LORENZI, Op. cit., p. 81.

13 ASV, Consiglio dei Dieci, Criminali, reg. V, ff. da 67v a 68r.

14 ASV, Ibidem, reg. VII, ff. 28v, 32r-v.

15 ASV, Ibidem, reg. VII, ff. da 32v a 33r.

16 C'e' un gioco di parole in questa frase: chiasso significa infatti sia "bordello" che "viuzza"; "mettere" pu? voler dire sia "portare in direzione di" che "infilare dentro". Quindi questa parte della lettera puo' essere interpretata come "serpeggiando per quelle viuzze che conducono verso il centro" oppure come "serpeggiando per quelle viuzze" (o "quei bordelli") "dove te lo mettono in mezzo".

17 NICCOLo' MACHIAVELLI, Tutte le opere, Sansoni, Firenze 197I, p. Il70. Il "tordellino" apparteneva cosi' poco all'avifauna da avere nome e cognome, riferiti nella lettera: Michele Costi.

18 ANTONIO LANZA, Lirici toscani del Quattrocento, Bulzoni, Roma 1973, vol. 2, p. 472.

19 BERNARDINO DA SIENA, Le prediche volgari, Pacinotti, Pistoia I934. A cura di Ciro Cannarozzi. Vol. 2, p. 45

Una preziosa messa a punto del pensiero di Bernardino da Siena, raffrontato con un eccezionale spoglio "a tappeto" dei processi per sodomia a Firenze nel Quattrocento, ci e' fornita da Michael Rocke con: They have lost all sbame. San Bernardino on "sodomites" in xv century Florence, che apparira' entro breve sul numero speciale del "Journal of Homosexuality", dedicato a "The pursuit of the sodomite in early modern Europe". S un testo altamente raccomandabile, al quale sono debitore di piu' di uno spunto.

20 BERNARDINO DA SIENA, Op. cit., p. 35.

21 Ibidem, pp. 45-46

22 Ibidem, p. 33.

23 Sulla notturnita' dei sodomiti antichi ho gia' detto nel mio: L'omosessualita' nella poesia volgare italiana hanno al tempo di Dante", "Sodoma" n. 3, I986, pp. I3-37 (p. 35).

24 La disparita' d'eta' e la non reversibilita' dei ruoli nel coito sodomitico era ritenuta "naturale" persino dai non-sodomiti. Quando nel I5I6 la Repubblica di Venezia promise con un bando l'impunita' ai giovani che, avendo sodomizzato un adulto, lo avessero denunciato, la " stranezza" dell'idea suscito' l'ilarita' degli astanti "Molti forastieri ridevano, dicendo "li vecchi si fano lavorar"; siche' per tutto il mondo andera' questa nova". (MARICO SANUDO, I diarii, tomo 22, Fulin, Venezia I888,COI. 387, 29/7/I5I6)

25 BERNARDINO DA SIENA, Le prediche volgan (cur. Cannarozzi), Libr. ed. Fiorentina, Firenze

I934-I958, vol. 5, p. 42.

26 Ivi

27 BERNARDINO DA SIENA, Le prediche volgari (a cura di Pietro Bargellini), Rizzoli, Milano s.d. (ma copyright I936), pp. 796-97.

28 Ibidem, p. 898.

29 BERNARDINO DA SIENA, Le prediche volgari (cur. Cannarozzi), Pacinotti, Pistoia I934, V. 2, P- 40.

30 CELLINI BENVENUTO, Vita, libro II cap. 6I (varie edizioni).

31 MICHELANGELO BUONARROTI, Lettere, a cura di Noe' Girardi, Ente prov. per il turismo, Arezzo

I976, p- 94

Non ho potuto usare la nuova edizione critica dell'epistolario, a cura di P. Barocchi e R. Ristori: Il carteggio, Sansoni, Firenze I965 -...

32 GIORDANO DA RIVALTA, Prediche inedite, Silvestri, Milano I839, vol. I, p. IOI.

33 MATEO BANDELLO, Le novelle, Laterza, Bari I9IO, vol. 2,p.86.

34 A. BERTOLOTTI, Gli studenti in Roma nel secolo xvl, "Giornale storico della letteratura italiana", II I883, pp.I4I-I48

35 JEAN-JACQUES BOUCHARD, Journal (I632), Giappichelli, Torino I976-77, vol. 2, p. 270.

36 FRANCESCO DA BUTI, Commento sopra la divina commedia, vol. 2, Nistri, Pisa I860, p. 628.

37 GIOVANNI BATTISTA DALLA PORTA, Della fisionomia dell uomo, Longanesi, Milano I97I, p. 8I3 (Testo latino I586, traduzione italiana, da cui cito, del I6IO).

38 Ibidem, p. 972.

39 ANONIMA: Liber monstrorum de diversis generibus / Il libro delle mirabili difformita', Bompiani, Milano I977, p. 38.

40 Il testo del suo processo inedito e' stato pubblicato qualche anno fa da Carlo Marcandalli e Giovanni Dall'Orto: Arsi finche' morte ne segua, "Lotta Continua", IO aprile I982,pp.II-I3.

41 Le roman de la rose, varie edizioni. Versi 2I69-2I74 (2I8I-2I86 nella "revisione" attribuita a Marot).

42 JEAN-JACQUES BOUCHARD, Op cit., p. I48. Si confronti Francesco Da Colle: "Queste bardasse isfondolati a ghiotti / vanno scopando il di mille bordelli, / e per mostrarci se son vaghi e belli / cercando van per chi dietro gli fotti. (...) O frodelente e folle / chi per cavarsi la rabbiosa fame / aspetta fin che gli ? rotto il forame!" (In: LANZA, Op. cit., vol. 2,pp.639-40).

43 LAUD HUMPREYS, Tearoom trade, Aldine, New York I975 (seconda edizione).

44 Qui analizzo solo gli argomenti che difendono il comportamento sodomitico. All'amore casto fra uomini ho dedicato un saggio apposito, focalizzando la mia attenzione sull'Amor socratico da Ficino al Settecento: GIOVANNI DALL'ORTO, "Socratic love"- as a disguise for same-sex love in the Italian Renaissance. Anch'esso apparir? sul numero speciale del "Journal of homosexuality" gia' citato.

45 BERNARDINO DA SIENA, Le predzhe volgari (cur. Cannarozzi), Libr. ed. fiorentina, Firenze

I934-I958, VOI. 4, p. 273

46 BERNARDINO DA SIENA, Le prediche volgari (cur. Bargellini), Rizzoli, Milano I936,pp.897-898.

47 FRANCESCO BECCUTI detto "il Coppetta" (I509-I553), Rime, Laterza, Bari I9I2, p. 290.

48 ANTONIO LANZA, Op. cit., vol. I, pp.528-29.

49 FRANCESCO BECCUTI, Op.cit., pp. 289-290. Anche per Mario Equicola il vantaggio del coito eterosessuale e' che entrambi i partner, e non solo uno, provano piacere: Seguitemo le donne con le quali ogni fatica ne diletta, dove maggior piacere e reciproco sentimo, esterminemo li puerili coiti, ove il patiente (passivo) ha in odio l'agente (attivo). (MARIO EQUICOLA, Libro di natura d'amore, I525. Cito dalla traduzione dell'edizione Giolito de Ferrari, Vinegia I554, pp 209-2IO).

50 Conquestio uxoris Cavichioli papiensis, in: VITO PANDOLFI ed ERMINIA ARTESE (a cura di), Teatro goliardico dell'umanesimo, Lerici, Milano I965, p. 39. Traduzioni dei curatori.

51 FRANCESCO BECCUTI, Op. cit., p. 284.

52 BERNARDINO DA SIENA, Le prediche volgari (cur. Bargellini), Rizzoli, Milano I936, p. 897. Cfr. al proposito anche: Bernardino da Siena, "Sermo" n. 45, in: Opera ownia, Quaracchi,FlRenZe I950, p 83.

53 BERNARDINO DA SIENA, Le prediche volgari (cur. Cannarozzi), Libr. ed. fiorentina, Firenze

I934-I958, vol. 4, pp. I84-85.

54 BERNARDINO DA SIENA, Ibidem, p. 276.

55 BERNARDINO DA SIENA, Ibidem, p. 277.

56 BERNARDINO DA SIENA, Le prediche volgari (cur. Bargellini), Rizzoli, Milano I936, pp.9I3-9I4.

57 NICOLo' DELLANGELI DAL BUCINE (I448-ca- I532), Facezie e motti (I5I5), Romagnoli, Bologna I874, p. I 37 Cfr. anche l irriverente risposta data da Bruno di ser Benedetto, Ibidem, pp. 84-85

58WESSELSKI ALBERT (a cura di), Angelo Polizianos Tageburb, I477-I479, Diederich, Jena I929, " facezla " n. 208.

Si veda anche GED?ON TALLEMANT DES R?AUX, Histoirettes, Gallimard, Paris I96I, vol. 2,

-a P- 740 (I654).

59 GIORGIO VASARI (I5II-I574), Le vite dei piu' eccellenti pittori, scultori e architetti, Rizzoli, Milano I976, vol. 3, p. 964.

60 Ib;!dem, p. 97I.

61 Le registre d'inquisition de Jacques Fournier, Privat, Toulouse I965, vol. 3, p. 45.

62 Ibidem, vol. 3, p. 32.

63 ANTONIO CAMMELLI (I436-I502), I sonetti faceti, Jovene, Napoli I908, p. 233.

64 Conquesno, Op. ctt., p. 44.

65 BENVENUTO CELLINI, Op. cit., libro II cap. 8I. Per comprendere quale impatto potesse avere tale argomentazione sul pubblico colto dell'epoca, essenziale e' il prezioso contributo di JAMES SASLOW, Garymede in the Renaissance, Yale University Press, New Haven and London I986, m gran parte dedicato all'Italla.

66 ANTONIO CAMMELLI, O p. cit., p. 294.

67 MAURICE LEVER, Les buchers de Sodome, Fayard, Patis I985, p. II4.

68 FRANCESCO BECCUTI, Op. cit., p. 288. Beccuti ritorna sul concetto anche nella composizione pubbllcata a p. 290.

69 JEAN-JACQUES BOUCHARD, Op. cit., vol. I, p. I48.

70 GEDEON TALLEMANT DES R?AUX, op. cit., vol. 2, p. 740.

71 MARIO EQUICOLA, Op. cit., p. 209.

72 Caso citato da PROSPERO FARINACCI (I554-I6I8), Praxis et theorica criminalis (I608), Varisco, Venezia I608, quaestio I48, par. 53.

73 BERNARDO BELLINCIONI (I452-I492), Le rime, Romagnoli, Bologna I876, vol. 2, p. 45. (Per la fonte dell aneddoto si veda FRANCO SACCHETTI (I332/I400), Il trecentonovelle, Einaudi, Torino I970, novella I39. Cfr. anche WESSELSKI, Op. cit., "facezia" n. 239).

74 BERNARDINO DA SIENA, Le prediche volgari, Rinaldi, Firenze I958, vol. 2, p. I05 (A cura di Ciro Cannarozzi).

L'affermazione di Bernardino e' confermata da altri confessori e dai processi. Ad esempio Arnold de Verniolle era stato quindici anni senza confessarsi ne comunicarsi perche' ogni anno si riprometteva di cambiar vita... l'anno seguente. (Le registre..., Op.

cit., p. 46). E Christophle Sauvageon: "? rarissimo che oggi si confessino peccati di sodomia e di bestialit?, se non iE7 punto di morte e nei giubilei". (Citato in: JEAN-LOUIS FLANDRIN, Amori contadini, Mondadori, Milano I980, p. I5).

75 Per maggiori lumi sull'uso del termine "inclinazione" nell'italiano antico si veda: SALVATORE BATTAGLIA (cur.), Grande dizionario della lingua italiana, vol. 7, Utet, Torino I972, sub voce. Vi si noti in particolare la citazione del Tasso, che distingue l'inclinazione dal costume: "L'indinazioni precedono gli abiti, e l'inclinazioni sono naturali e gli abiti sono morali".

76 Infatti gia' Tolomeo (I00 d.C.-I78 d.C.) nel suo Tetrabiblos, uno dei testi fondamentali dell'astrologia, sosteneva (III I3) che i nati aventi in congiunzione Mercurio e Venere sono "negli affari d'amore contenuti nelle loro relazioni con le donne, ma piu appassionati di ragazzi" (Tetrabiblos, Heinemann, Loeb, London I956 p 358-59). Sulla questione si veda WAYNE DYNES, Homolexis, Gay Academic Union, New York I985, pp. I5-I6 (voce. "astrology ").

77 Cito dalla traduzione italiana pubblicata nel I475, intitolata Sopra lo amor, o ver' Convito d Platone, Carabba, Lanciano I9II, ristampa anastatica come come L'essenza dell'amore, Atanor Parma I982, p. II7 cap. XIV ("Onde viene lo amore inverso i maschi, e lo amore inverso le femmme").

78 ASCANIO CONDIVI, Vita di Michelangelo, Cogliati, Milano I928, p. 32.

79 Le registre d'Inquisition, Op. cit., vol. 3, p.43.

80 Ibidem, p. I7.

8l Ibidem, P. 49

82 Ibidem, pp. 3I e 42.

83 MARIO MARTI, Poeti giocosi del tempo di Dante, Rizzoli, Milano I956,p.685.

84 La Commedia di Dante Alighieri col commento inedito di Stefano Talice da Ricaldone, Hoepli, Milano I886, vol. I, p. 23I.

Si tratta in realt? degli appunti di uno studente a una lezione di Benvenuto da Imola nel I375.

Nel passo corrispondente Benvenuto ha un testo diverso, che mi pare ancora piu' intreessante: Bene Jeronqmus dicit quod isti tales erunt muti in die judicii, quia nullam poterunt facere excusationem, sicut alii luxunosi qui puniuntur extra civitatem, quia habuerunt magnam inclinationem a natura ad mulieres, sicut et caetera animalia naturaliter inclinantur pro conservatione suae speciei. (BENVENUTO DA IMOLA, Op. cit., p. 533).

85 SCIPIONE AMMIRATO, Opuscoli, Maffi, Firenze 1637, vol 2, p. 254

86 Ibidem, p. 259

87 GIORDANO BRUNO (e TOMMASO CAMPANELLA) Opere, Ricciardi, Milano e Napoli I956, p. 538. Mentre stavo gia' concludendo il saggio Dick van Loon (Rotterdam) mi ha cortesemente segnalato un brano della Breve istruttion all' Viaggio d'Italia per il mio Illustrissimo Signore Hooft di Antonio Marganetti, manoscritto del Seicento conservato presso la biblioteca delI'Universita' di Leida. A proposito della Toscana vi si legge che: "Per il piu' gl'huomini di questa Provintia sono inclinati a' ragazzi, pero' (percio') non e' bene haver troppo farmiliare conversazione con loro".

88 MARIO MARTI, Op. cit., p. 293.

89 MATEO BANDELLO, Op. cit., vol. I, p IOO.

90 GEDEON TALLEMANT DES REAUX, Op. cit., vol. 2, p. 740.

91 GIOVANNI DALL ORTO, L omosessualita' nella poesia..., Op. cit., p. 32.

92 Niccolo' Franco (I5I5-I570) mostra concretamente come all'epoca si potesse gi? parlare della sessualita' "eterodossa" in termini di "istinto", ma solo ad un livello beffardo e paradossale. Quando nella Priapea (I5II, in: L. TANSILLO, Il vendemmiatore, Pe-king XIX secolo (sic), p. 92) dichiara: Io non la tengo cosa capitale / se lasciano i cialtroni (prostituti) e le zambracche (prostitute) / per darsi al loro istinto naturale, lo fa solo per accusare tutti i calabresi di essere tanto bestie da preferire (per "istinto naturale") il coito con gli animali a quello con gli essere umani ("ficcano le somare i Calabresi / o che sian polledrelle, o che sian vecchie").

93 HUGO SANCTI CARI, Postillae in unitJersa Biblia, in: Opera ownia, Pezzana, Venezia I703, tomo

7, p. I5V.

Un'altra icastica definizione piu' o meno dello stesso periodo ? quella dell'Ottimo commento: "Questo e' cosi' contro la natura, come sarebbe che la pietra (cadendo) andasse in su". (L'Ottimo Commento della Divina Commedia, Capurro, Pisa I827, vol. I, p. 28I).

94 BERNARDINO DA SIENA, Le prediche volgari (cur. Cannarozzi), Pacinotti, Pistoia I934, vol. I, p. 4I4. Si veda anche il testo citato alla nota 84.

La contrapposizione fra "costume" (per la sodomia) e "natura" (per il coito "normale") e esplicita nel Beccuti (op. cit., p. 289: Cosi' dal corso suo quasi e' smarrita / nostra natura vinta dal costume.

95 BERNARDINO DA SIENA, Op. cit., p. 4I5.

96 Ibidem, vol. 2, p. 44. Sull'atteggiamento personale di Bernardino al proposito ha discusso pi? dettagliatamente, e servendosi di pi? materiale, MICHAEL ROCKE, Op. cit., a cui rimando.

97 MAURICE LEVER, O p. cit., p. 43.

98 Eneas, Champion, Paris I929, tomo 2, p. 8I, VV. 8567-8573. E poco pi? oltre aggiunge che Enea les homes prent, les fames let (prende gli uomini e lascia le donne, v. 8607). Nell'Eneas la dicotomia "amare i ragazzi / amare le donne" ? espressa parecchie

volte, anche con immagini molto colorite.

99 Conquestio uxoris, Op. cit., pp. 37 e 39-4I. Traduzione dei curatori