LE RADICI DEL LESBOFEMMINISMO

BETTINA CORVINI*

DALLA RIVISTA "RIVISTA DI SCIENZE SESSUOLOGICHE",N 1-2,1996, DEL CERRO ED.




Le teorie della differenza e le teorie di genere

Nel contesto europeo ed americano le teorie politiche femministe hanno dato origine a due movimenti fondamentali di pensiero: le "Gender Theories" di origine anglosassone e la teoria della "Differenza Sessuale" di matrice francese. Il concetto di "Gender" riguarda la costruzione sociale delle differenze fra uomo e donna ed in quest'ottica l'obiettivo delle anglosassoni è la conquista dell'uguaglianza dei diritti sociali e politici; le teoriche del pensiero della differenza sono maggiormente impegnate a definire una nuova identità di donna "al di là" della struttura patriarcale . Il pensiero della filosofa francese Luce Irigaray che in Europa ha trovato ampio consenso è fondamentale per la comprensione delle differenti posizioni teoriche.

In Speculum, I'altra donna, Luce Irigaray sostiene la peculiarità dello sviluppo libidico della donna e la necessità per la psicoanalisi di colmare le lacune teoriche che la condannano alla svalorizzazione, al buco nero della mancanza del fallo. Un'altra linea teorica francese di analisi femminista sviluppata dalla filosofa Hellen Cixous oltre che dalla stessa Irigaray riguarda l'analisi strutturale del linguaggio; attraverso una rivisitazione delle teorie filosofiche e psicoanalitiche viene evidenziato come il linguaggio stesso sia rappresentativo dell'assenza di un ordine simbolico che renda conto della specificità femminile. In Italia dove il pensiero della Irigaray ha trovato un terreno fertile, tale tipo di ricerca è prioritario . Le teoriche della differenza ripercorrono e rielaborano storicamente e socialmente i significati delle rappresentazioni "maschili" del femminile nel linguaggio filosofico-scientifico e letterario. L'accusa delle teoriche statunitensi nei confronti del cosiddetto French Femminism è principalmente la mancanza di un reale impegno politico, critica peraltro già iniziata in Francia negli anni '70 da Chnstine Delphy, esponente del neomaterialismo sociologico e da altre intellettuali francesi tra cui Monique Wittig.

Quest`ultima ha proposto di sostituire il termine donna con quello di lesbica per definire l'identità femminile al di là dell'eterosessualità . Tale proposta non è stata accettata dalle teoriche del pensiero della differenza in quanto, come afferma Rosy Braidotti, docente di "Women Studies" all'Università di Utrecht, teorizzare la sostituzione linguistica di donna con lesbica, è una scelta della volontà politica che risolve solo superficialmente il problema della ridefinizione del femminile, dal momento che un atto di volontà come questo ha poco a che fare con la ristrutturazione dell'inconscio di ogni soggetto donna .La rivoluzione deve avvenire dall`interno del mondo delle donne stesse prima di essere legislativa ed istituzionale poiché la sfida della libertà nella differenza è rivolta innanzitutto alla propria simile e la posta in gioco è l'indipendenza mentale e affettiva dall'universo maschile .

È necessario costruire un nuovo ordine simbolico femminile-femminista . La strategia radicale della Irigaray che porta a riattraversare la "categoria donna" prima di uscirne, fa emergere la natura sessuata del soggetto in cui il corpo ed il desiderio sono elementi costitutivi fondamentali dell'identità femmmile.L'ottica del vittimismo anela all`uguaglianza e alla conquista di una serie di diritti mentre una donna può garantirsi la propria differenza soltanto se ha come autorità di riferimento un'altra donna . Sul piano filosofico-mitico è necessario secondo la Irigaray riappropriarsi delle figure mitiche femminili colonizzate dal potere patriarcale . Gli uomini non solo hanno attribuito a divinità maschili prerogative che appartenevano alla genealogia mitica femminile ma l'hanno anche esautorata iscrivendola nell'universo simbolico maschile .Sul piano psicoanalitico oppone al concetto di salute psichica ottenuto attraverso il superamento del conflitto edipico basato sulla gelosia nei confronti della madre quello di un'economia libidica che si nutre del rapporto "omosessuale" madre-figlia . La mediazione simbolica all interno di una genealogia femminile non implica necessariamente il lesbismo ossia la scelta di un'altra donna come oggetto d amore . A questo proposito, alcune filosofe americane come la De Lauretis e la Butler fanno notare come concepire la sessualità femminile strutturata dalla relazione con la madre, significhi universalizzare il significante donna senza tenere conto delle differenze tra donne, mentre sostenere la bisessualità rischia di lasciare intatta l'egemonia dell'immaginario eterosessuale.

Adrienne Rich, nota teorica del lesbofemminismo americano, cogliendo il problema del rapporto tra eterosessualità e dominio maschile, sviluppa due concetti fondamentali: il contimuum lesbico e la politica del posizionamento.I1 primo riguarda un aspetto politico-simbolico dell'universo femminile: l'esperienza delle donne tra le donne corre lungo un continuum dove non esistono gerarchie di valore per cui la lesbica sarebbe - come dice Wittig - un'identità femminile qualitativamente superiore alla donna: in questo continuum può verificarsi sia un rapporto di coppia che una semplice affinità. Con la politica del posizionamento A Rick ha inteso sottolineare la corporeità sessuata del soggetto sia maschile che femminile; in particolare, il corpo della donna insieme ai suoi attributi sociali è ripensato entro un nuovo simbolico che tiene conto delle differenze tra donne: differenze di razza, di classe sociale, etc.Le teoriche del pensiero della differenza devono al pensiero di A. Rich molta parte delle loro riflessioni; i temi trattati nel libro complesso di Luisa Muraro, L'ordine simbolico della madre, ci riportano all'aspetto centrale delle nuove pratiche genealogiche, simboliche e sociali tra donne: la restituzione della parola alla madre. Le donne hanno la possibilità di creare un ordine simbolico nuovo attraverso un rapporto di gratitudine verso l'autorità materna e di debito simbolico verso una propria simile.

Nel corso degli ultimi venti anni la critica alla negazione della relazione madre-figlia come esperienza che immette nel linguaggio e struttura il senso di sé, è stata articolata nell'ambito degli studi psicoanalitici oltre che dalla Irigaray (e da altre psicoanaliste francesi) anche da un numero considerevole di studiose anglosassoni. Fra le più note ed attive nel movimento politico femminista, ricordiamo Jane Baker Miller, Jane Flax, Nancy Chodorow, Carol Gilligan, Jessica Benjamin. Le loro teorie, da un lato concordano con quelle francesi nel riconoscimento dell'importanza simbolica della figura materna, dall'altro se ne distanziano nel momento in cui rivendicano una parità sociale e simbolica col maschile .Considerando non fattibile "una rivoluzione simbolica" le anglosassoni lottano per un riequilibrio di ruoli fra uomini e donne soprattutto nell`educazione e nella cura dei figli; la garanzia di un cambiamento stabile transgenerazionale sta nella presentificazione di una figura materna rappresentativa del mondo socio-politico esterno In una posizione originale si colloca Carol Gilligan, psicologa dell'età evolutiva a cui va il merito di aver indicato, nel suo noto testo,Con voce di donna , un percorso di sviluppo morale specifico e positivo del femminile

.Mentre Freud sottolinea il carattere incompiuto del processo di individuazione-separazione della bambina, a causa del permanere dell'identificazione primaria con la madre, la psicologa americana mette in risalto le differenze fra maschi e femmine nelle varie fasi di sviluppo che comportano la strutturazione di un diverso soggetto morale, preoccupato più della qualità e stabilità dei rapporti che di produrre e far rispettare sistemi di regole . Attraverso l'analisi del conflitto etico che esplode lacerante di fronte alla scelta dell'aborto, viene elaborata una morale "femminile" capace di tener conto sia del diritto inviduale che della cura responsabile. Anche nell'area tedesca, come emerge dal lavoro della psicoanalista Margarete Mitscherlich. si assiste ad un orientamento del pensiero femminista che si snoda entro e verso una logica di integrazione fra maschile e femminile liberata da quei pregiudizi, inganni incomprensioni che hanno reso difficili i loro rapporti. Se alla Mitscherlich da un lato va riconosciuto l'impegno di ristabilire i rapporti fra femminismo e psicoanalisi, dall'altro questa autrice si distanzia da quella politica femminile che cerca di garantire la libertà attraverso i rapporti fra donne. Tale politica sostiene una visione della soggettività che è orientativa e non prescrittiva e ideologica.

Movimento lesbico e movimento femminista in Italia

Nella storia del femminismo italiano, questa forbice che taglia in due il problema dell'emancipazione come politica dell'uguaglianza da un lato, e fedeltà alle proprie origini dall'altro, è stata presente sin dagli inizi del movimento negli anni '60. L'impegno delle donne si è espresso come femminismo di piazza e di lotta antistituzionale simultaneamente caratterizzato dalle pratiche di autocoscienza fra sole donne che avevano lo scopo di preparare alle lotte sociali "aperte". In realtà tali pratiche producevano l'effetto opposto: radicavano la scissione tra sfera privata e sfera pubblica dove il femminile continuava a subire lo scacco dell'alienazione.

La crisi di un certo tipo di riflessioni politico-filosofiche, in cui si riconoscono le radici dell'attuale pensiero della differenza, ha favorito le lotte politicosociali che sul piano dei diritti hanno portato alla conquista di riforme sociali quali l'aborto, il divorzio etc. Nel frattempo "l'altra storia" del femminismo italiano modificava le proprie forme di mediazione col sociale mediante la creazione dei Centri di Documentazione, librerie delle donne, attività culturali, riviste, feste, contatti con gruppi esteri - in particolare il gruppo francese "Politique e Psychanalyse" -, non senza attacchi diretti e polemici con le femministe impegnate sul fronte pubblico delle manifestazioni di piazza .Nel Manifesto di Rivolta Femminile e in Sputiamo su Hegelentrambi del 1970, Carla Lonzi, leader dell'ala più separatista e radicale del movimento, scrive: "L'uguaglianza è un tentativo ideologico per asservire la donna a più alti livelli (...) quanto si offre ai colonizzati sul piano della legge e dei diritti, mentre la differenza è un principio esistenziale che riguarda le caratteristiche peculiari della donna come soggetto e le permette di esprimere il proprio senso dell'esistenza" .Gli sviluppi ulteriori delle pratiche e riflessioni teoriche che rifiutano l'assimilazione al maschile hanno trovato una loro sistemazione teorica nella rivista "Sottosopra" ad opera delle donne della Libreria di Milano .

Il gruppo milanese seguendo l'esempio della teorica americana Adrienne Rich, porta avanti la ricerca nell'ambito delle opere letterarie di alcune grandi scrittrici (Austen, Bronte, Stein, Bachmann, Woolf e altre) di un linguaggio capace di esprimere la differenza. L'individuazione di "madri simboliche" prima nei testi e poi in figure di donne autorevoli appartenenti al gruppo stesso di ricerca, concretizza la possibilità per le donne di avere una propria appartenenza genealogica, il significato originario della differenza sessuale si attiva praticando la disparità tra donne, affidandosi di preferenza ad una.propria simile. La madre simbolica funziona su di un doppio registro: ridona alla donna la sua origine, immettendola in una struttura di autonconoscimento di genere sessuato nei suoi aspetti di pensiero, sapere, esperienza, desiderio, soggettività e nello stesso tempo fornisce una misura di valorizzazione reciproca che risolve la conflittualità tra appartenenza al sociale e appartenenza al proprio genere.

L'alleanza fra due donne nell'ambito di una loro disparità che è sostanzialmente esperenziale, è stata denominata "affidamento" sottolineando lo scambio generazionale tra una donna "più giovane" e una donna più anziana che avendo fatto espenenza di un riconoscimento sociale del femminile, fornisce le regole per accedervi senza venire distrutta dal modello maschile. L'originalità delle femministe italiane consiste nell'avere dato valore sociale e simbolico ad un sapere relazionale femminile che era stato depotenziato entro i confini del naturale e del domestico. L'affidamento è pensato come un rapporto di coppia la cui potenza si afferma nel momento in cui dà luogo a correnti di mediazione sessuata nel sociale in grado di dare vita ad una società femminile-femminista che non è parallela a quella maschile bensì promuove la strutturazione di una società che nel suo complesso dà spazio al femminile. Queste teorie che non escludono il rapporto erotico nel rapporto tra donne, hanno suscitato consensi ma anche molte resistenze all'interno del movimento femminista. Il dibattito è stato ed è particolarmente difficile sul tema del potere: il potere tra donne che rischia di nascere dalla disparità (nell'affidamento duale o nelle relazioni di gruppo) rischia di rifondare una gerarchia oppressiva non troppo dissimile da quella maschile.

Di fatto oggi si assiste ad una grande divisione nel Movimento, tra le donne "del fare" e quelle "del pensare". Le prime si collocano sul piano materiale della conquista dei diritti, le altre sul piano della costruzione del simbolico. L'allentarsi del legame fra teoria e pratica è attualmente il problema cruciale di tutto il femminismo occidentale; in Italia si è manifestato in un contesto (politico-isutuzionale) ed in forme femministe specifici: l'assenza dei Women's studies come istituzionalizzazione della politica delle donne; il pensiero della differenza come forma di femminismo che per quanto elittario non si sgancia dal corpo sessuato e dall'esperienza di scambio fra donne per produrre simbolico; la grande frantumazione del movimento in una miriade, politicamente non omogenea, di centri, gruppi, collettivi.

Questi tre aspetti hanno contribuito a rendere il problema in questione meno drastico e radicale di quanto invece è accaduto in alri paesi, in particoalre, gli Stati Uniti. Quanto alla forma politica che oggi caratterizza il Movimento italiano, essa è segnata da una duplice e, in un certo senso, opposta gestione delle diversità di percorso e strategie. Da un lato, bisogna riconoscere l'influsso capillare che i concetti del pensiero della differenza hanno nell'ambito di tutto l`attivismo femminista, dall'altro, ci troviamo di fronte a rigidità difensive dei vari gruppi che producono silenzi, posizioni irriducibili, all'insegna dell'incapacità di scambio e confronto. Allo stato attuale una mèta prioritaria sembra essere quella che Alessandra Bocchetti indica come il difficilissimo imparare ad andare in disaccordo .Dal movimento lesbico e più spesso da figure isolate giunge voce che è venuto il momento di imparare a nominare quella che fino ad ora è stata l'appartenenza più negata e taciuta di tutte: il lesbismo. Il pensiero della differenza sessuale si trova a questo riguardo su di una posizione molto ambigua e contestata; occorre seguire le varie tappe nello sviluppo del rapporto polemico tra voci lesbiche e movimento femminista della differenza per chiarire o solo individuare i nodi dell'autonominazione lesbica. Contrariamente a quanto avvenuto in Nord-America, in Italia non esiste un movimento lesbico forte a livello politico. I gruppi separatisti e dichiaratamente lesbici che esistono in Italia producono le maggiori elaborazioni in occasioni di convegni nazionali o seminari. I1 pensiero della differenza sessuale è l'unica teoria femminista che nei contenuti che esprime, nelle pratiche di intimità di rapporto da cui nasce, fornisce una possibilità di riconoscimento all'identità lesbica.

Nel 1983, il gruppo romano "Vivere lesbica", ha diffuso un documento di risposta polemica alla rivista "Sottosopra verde" della libreria di Milano: in "Sottosopra", sostengono le autrici del documento, fra le lunghe citazioni riportate da Adrienne Rich è stato omesso il brano che parla non solo del lesbismo ma anche della complicità col potere che le donne mettono in atto quando non si autonominano come lesbiche. È stato diffuso il concetto, del lesbian continuum dell'autrice americana, tralasciandone le parti più esplicitamente lesbiche e volutamente ignorando il messaggio fondamentale di A. Rich: i danni enormi che le donne si infliggono censurando col silenzio la propria verità sul fatto di essere lesbiche. Sempre nel 1983, il CLI (Collegamento Lesbiche Italiane) è intervenuto nel dibattito suscitato dalle milanesi del pensiero della differenza con un testo che evidenzia polemicamente la negazione del vissuto lesbico entro la falsa omogeneità del femmmismo, avallando i meccanismi sociali di esclusione e ambiguità. Uno degli interventi presenti nel testo e successivamente pubblicato nell'antologia inglese curata da P. Bono e S. Kemp, sulla storia del pensiero femminista italiano, si esprime in questi termini: "Se nominare una cosa è l'atto essenziale di attribuirgli esistenza, la riluttanza ad usare il termine stesso (lesbismo) costituisce una seria minaccia per comprendere la possibilità o concretezza di ciò che esso definisce".

Nel decennio seguente a questo dibattito, un gran numero di donne lesbiche politicizzate ha aderito al pensiero della differenza . La rimozione collettiva del conflitto è stato il fattore principale che ha consentito al Movimento femminista italiano di costruire e conservare la coesione, mentre in altri paesi europei il lesbismo nasce separato, spesso in antagonismo col movimento femminista .L'intervento che ha riproposto l'ambiguità contraddittoria delle filosofe italiane sul piano del dibattuto interno e internazionale è quello di Teresa De Lauretis, studiosa di origine bolognese e docente all'Università Californiana di Santa Cruz. Nell'introduzione all'edizione statunitense del libro delle donne di Milano, Non credere di avere dei diritti, De Lauretis cita una frase del testo che è l'unica a far riferimento al lesbismo: "Il trovarsi a vivere in una comunità di donne è stata un'esperienza straordinaria la cui scoperta più fore fu che lì circolava un intenso erotismo". E un giro di parole, osserva De Lauretis, che ruota intorno all'idea e alla pratica di una sessualità femminile autonoma non più prigioniera del desiderio e delle definizioni maschili. ma che tradisce la sua autonomia nel momento in cui non osa dire il suo nome. Altre due voci del femminismo italiano si sono espresse al riguardo: Ida Dominijannij e Simonetta Spinelli. Dominijanni si è espressa chiaramente sul tema della scelta sessuale indicando la mancanza di chiarezza a questo proposito come una delle cause principali dell'opacità esistente a livello di dibattito teorico e politico.Diversamente da Domnijanni che comunque definisce giusta la scelta di non spaccare il Movimento su questo tema, Simonetta Spinelli insiste sulla necessità di dare voce in una teoria separata alla realtà lesbica, sottolineando le contraddizioni del pensiero della differenza: da un lato teorizzare la liberazione del corpo sessuato femminile come esigenza simbolica prioritaria, dall'altro escludere nel linguaggio ogni riferimento esplicito al lesbismo. A queste critiche le portavoci italiane del pensiero della differenza hanno risposto ribadendo di adoperarsi nella lotta per la libertà delle donne, mentre la scelta sessuale, lesbica o eterosessuale, è una conseguenza di quella libertà.C'è un altro aspetto che chiarisce la scelta delle filosofe italiane: l'ambito "metafisico'` come terreno privilegiato della filosofia europea della differenza sessuale.Pur partendo da una pratica di politica di rapporti, l'ordine metafisico indirizza a lottare per un soggetto comune" - la donna -, senza eplicitare le differenze.

In fine, altre critiche provenienti dalle lesbiche dichiarate, riguardano la tendenza delle teoriche ad appropriarsi e a presentare come proprie, idee emerse dalle teorie radicali anglosassoni. Sulla rivista inglese "Woman's Review of book" del maggio 1991, è stata sottolineata l'assenza di riconoscenza simbolica delle autrici di Non credere di avere dei diritti verso le teorie lesbofemministe americane .In particolare, l'autrice della recensione, un'inglese residente in Italia, ha citato l'affinità tra il concetto di "nurturance sinbolica" e quello di partogenesi psichica presente nel libro di Jill Johnson, Lesbian Nation del 1973. Ancora più sorprendente, prosegue l'articolo, è il fatto che le filosofe italiane negano alle loro teorie l'aspetto del lesbismo politico. Anche le figure di donne famose (letterate) che compaiono nei testi italiani come esempi della pratica dell'affidamento erano lesbiche ma non si è accennato minimamente a questo aspetto nel descrivere le loro relazioni, sono state invece usate per convincere della correttezza politica del tipo di alleanza femminile che propongono. In conclusione il rischio di non riuscire a scardinare l'ordine simbolico dominante è visto in questa ostinazione a negare questa figura di donna lesbica che maggiormente mina alla base l'ordine simbolico patriarcale.




* Dott. in Lettere e Filosofia, collaboratrice della rivista Leggere Donna