RINFORZO

Dalla rivista Psicologia e Scuola, n. 11, 1982,Giunti & Barbera ed.




Le definizioni che del rinforzo sono state fornite sono quanto mai numerose e varie.Tutte pero' partono da una stessa premessa, secondo la quale e' rinforzo qualsiasi stimolo od evento che produce un aumento nella probabilita' di comparsa della risposta che lo ha preceduto.Allo scopo di consentire una corretta comprensione di questa affermazione presentiamo alcuni esempi chiarificatori:

-- un ratto abbassa una levetta e subito dopo riceve del cibo;

-- una scimmia colloca delle cassette di legno una sopra l'altra ed in questo modo riesce a raggiungere un cespo di banane appeso al soffitto;

-- il bambino in fasce piange e la madre subito accorre al suo lettino;

-- l'allievo esegue correttamente un'operazione di aritmetica e viene prontamente lodato dall'insegnante;

-- il paziente descrive al suo terapeuta alcuni particolari intimi della sua vita sessuale e riceve da questi costanti cenni di assenso e di incoraggiamento.

In ognuno di questi episodi possiamo individuare due elementi di fondamentale importanza ai fini della comprensione del funzionamento del rinforzo:

1. un organismo (animale o umano, la distinzione in questo caso non ha particolare rilevanza) esegue un'azione (risposta);

2. questa risposta e' seguita da una ricompensa.

L'effetto prodotto dal raggiungimento della ricompensa e' quello di aumentare la probabilita' che in situazioni analoghe compaia quella determinata risposta (abbassamento della levetta da parte del ratto, pianto del bambino, ecc.) che e' stata emessa nell'episodio originario.

Nella terminologia ora corrente, che e' quella coniata da Skinner, la risposta emessa dall'organismo viene definita OPERANTE , mentre la ricompensa viene chiamata RINFORZATORE (ing. reinforcer) o STIMOLO RINFORZANTE oppure piu' semplicemente RINFORZO e l'intera operazione per cui una risposta e' seguita da un rinforzo va sotto il nome di RINFORZAMENTO.

Una delle obiezioni piu' comuni rivolte contro questa definizione del rinforzo consiste nel ravvisare in essa una circolarita' logica.In altre parole, non e' mai possibile sostenere a priori che un determinato evento ha proprieta' rinforzanti. E' necessario infatti osservare il comportamento dell'organismo, presentare un determinato stimolo e vedere se questo produce un aumento nella probabilita' che quel comportamento faccia in seguito la sua comparsa. Solo in questo caso si potra' legittimamente sostenere che quello stimolo ha proprieta' rinforzanti.

La risposta seguita dal rinforzo, e che pertanto ha maggiori probabilita' di fare in seguito la sua comparsa, puo' manifestarsi secondo due diverse modalita'. La prima di queste, chiamata RINFORZAMENTO POSITIVO , e' adeguatamente illustrata dagli episodi che sono stati gia' descritti.La seconda modalita', chiamata RINFORZAMENTO NEGATIVO , si discosta dalla prima in quanto vi e' presente un elemento aversivo, avente cioe' una connotazione negativa. Non mancano, anche per quanto riguarda il rinforzamento negativo, gli episodi in grado di attestarne la diffusione a livelli diversi dello sviluppo filogenetico (evoluzione):

-- un ratto e' situato all'interno di una gabbia, il cui pavimento grigliato e' percorso da una corrente elettrica piuttosto intensa. Tra i divesi movimenti, casualmente eseguiti dal ratto, ve n'e' uno consistente per esempio nell'abbassare la levetta, che mette fine al passaggio della corrente elettrica in quanto apre il relativo circuito. In situazioni analoghe aumenteranno le probabilita' che il ratto emetta quella risposta;

-- il bambino ha fame. I crampi allo stomaco provocano in lui una tensione fastidiosa. Piange, la madre accorre e gli da' da mangiare. In situazioni analoghe, alla presenza cioe' dei crampi allo stomaco, il bambino emettera' la risposta consistente nel piangere.

Gli elementi che caratterizzano ognuno di questi due episodi sono: la presenza di una situazione di disagio (chiamata anche situazione aversiva) e l'esecuzione di una risposta che provoca la cessazione del fastidio o del dolore. La risposta anche in questo caso e' definita operante, mentre la cessazione della situazione aversiva viene chiamata RINFORZO NEGATIVO e l'intera operazione va sotto il nome di RINFORZAMENTO NEGATIVO.

Nella vita quotidiana sono frequenti gli episodi in cui si intrecciano rinforzi negativi e rinforzi positivi, Analizziamo le seguenti interazioni tra un bambini viziato e la sua madre. Il bambini piange perche' vuole una caramella, la madre sopporta per un po' il pianto del figlio, fintanto che, stanca di venire infastidita, gli da' la caramella. Il bambino allora smette di piangere. Per quanto riguarda il bambino, il pianto costituisce la risposta operante e la caramella il rinforzo positivo ; mentre, per quanto riguarda la madre, il pianto del figlio costituisce una situazione di fastidio, la consegna della caramella la risposta operante e la cessazione del disturbo il rinforzo negativo .

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