Disturbo d'attenzione e iperattività DDAI/ADHD

Comunicato stampa di Proxima

01.01.2003


Oggetto: F. Xavier Castellanos e altri, Developmental Trajectories of Brain Volume Abnormalities in Children and Adolescents With Attention- Deficit/Hyperactivity Disorder, Journal of the American Medical Association (JAMA 2002;288:1740-1748).

Questa ricerca ha la pretesa di aver dimostrato che il volume del cervello delle persone con il DDAI/ADHD è più piccolo (atrofia cerebrale) delle persone che non hanno questa presunta "malattia mentale, " che gli psicostimolanti non ne sono la causa, e l'ipotesi che essi possono favorire la maturazione del cervello. Noi non ci sentiamo di condividere queste conclusioni.

Gli autori della ricerca affermano di aver testato tutti I soggetti con il DSM-IV. La ricerca copre un arco temporale che va dal 1991 al 2001. Il DSM-IV è stato pubblicato nel 1994. Com'è possibile che i soggetti osservati tra il 1991 e il 1993 siano stati diagnosticati con il DSM-IV? Nel passaggio da una versione all'altra dei manuali diagnostici sono cambiati profondamente i criteri diagnostici, al punto tale che le diagnosi non sono comparabili, così come la sperimentazione.

Il gruppo di soggetti con ADHD costituito da fanciulli che non hanno mai assunto psicofarmaci appare poco credibile. Molte fonti ufficiali indicano che non esistono ricerche con l'MRI su soggetti non trattati farmacologicamente antecedentemente al 2000. Il neurologo e scienziato Americano dott. Freud A. Baughman Jr. MD, in un suo articolo, fa una precisa e brillante analisi su questa sconcertante situazione. [1]

Significative differenze tra i tre gruppi di soggetti utilizzati hanno costretto gli sperimentatori ad effettuare molti calcoli statistici correttivi. I dati che sono emersi esprimono pesantemente una realtà statisticamente manipolata.

Il Prof. Bartzokis G, del Dipartimento di Psichiatria dell'Università dell' Arkansas for Medical Sciences, Little Rock, USA, ha dimostrato in un esperimento con l'MRI che le anfetamine causano l'atrofia cerebrale. [2]

Non è credibile l'affermazione che gli psicostimolanti possono favorire la maturazione del cervello. È invece noto che essi inibiscono la produzione dell'ormone della crescita i cui effetti interessano tutto il corpo, cervello incluso. Il Metilfenidato (Ritalin) ha 2.900 effetti collaterali, è incluso nella lista dei 300 farmaci ritenuti pericolosi dall'OMS. I danni che causa al cuore [3], i sospetti tumori al fegato [4], ci devono indurre a ritenere che siano estensibili al cervello. Inoltre è più potente della cocaina [5], ed è incluso nella tabella I degli stupefacenti. Tra i più gravi rischi conseguenti all'interruzione della sua assunzione c'è il suicidio, rischio che era segnalato nel manuale diagnostico DSM-III ma non nell'attuale DSM.IV.

Per ammissione degli stessi autori della ricerca, essa non dimostra la causalità biologica e non conferma l'atrofia cerebrale come marcatore biologico.[6] L'MRI è una misura anatomica e non funzionale del cervello, i dati riscontrati con questo strumento non sono stati confermati dalla PET. Il cervello dei soggetti esaminati è funzionalmente nella norma e l'MRI non è uno strumento diagnostico. Paradossalmente, ci sono altre "malattie mentali" che vengono correlate all'atrofia cerebrale, come afferma lo psicologo Alan A. Baumeister della Louisiana State University di Baton, egli ritiene che l'esperimento debba essere replicato. [7]

L'analisi critica esaustiva di questa ricerca, ricca di spunti tecnici e considerazioni sugli aspetti ideologici, è liberamente consultabile in un articolo scritto dal dott. Freud A. Baughman Jr. MD. [8]

Nel 1993 il Dipartimento dell'Educazione degli USA incaricò James M. Swanson, Direttore del centro studi sull'ADHD all'Università della California, Irvine (UCI), di fare una ricerca che facesse il punto della situazione in merito all'efficacia del Ritalin. Furono consultate 300 riviste, 9000 articoli, spaziando su 55 anni di letteratura. Questi i deludenti risultati:

1. i benefici a lungo termine non sono stati verificati sperimentalmente;
2. i benefici sul breve termine degli stimolanti non devono essere considerati una soluzione permanente sui sintomi cronici dell'ADHD;
3. gli stimolanti possono migliorare l'apprendimento in alcuni casi e danneggiarlo in altri;
4. nella prassi le dosi prescritte possono essere troppo alte per l'effetto ottimale sull'apprendimento, e la durata dell'effetto troppo breve per agire sul risultato scolastico;
5. non ci sono grandi effetti sulle abilità e processi mentali superiori, genitori e insegnanti non devono aspettarsi significativi miglioramenti nello studio o in abilità atletiche, abilità sociali, apprendimento di nuovi concetti;
6. nessun miglioramento negli aggiustamenti a lungo termine, insegnanti e genitori non devono aspettarsi miglioramenti nell'apprendimento scolastico o riduzione di comportamenti antisociali. [9]

Afferma il Professore Cesare Cornoldi, Ordinario di psicologia all'Università di Padova, in merito alla prescrizione di Metilfenidato (Ritalin): "E' bene allora ricordare che si possono registrare effetti positivi nel controllo dell'impulsività, dell'iperattività e dell'attenzione per la durata della somministrazione del farmaco; i disturbi invece dell'apprendimento, della condotta e la difficoltà di interazione sociale richiedono interventi di natura divesa. Generalmente la terapia farmacologica è cronica, in quanto quando viene sospesa la somministrazione del farmaco, se non è sostenuto da interventi di tipo psicologico e pedagogico-didattico, il bambino in breve tempo tende a ripresentare la stessa sintomatologia." [10]

I risultati di questa ricerca, comunque vengano interpretati, non devono farci dimenticare l'errore di fondo che sottende l'approccio farmacologico ai problemi dei fanciulli, questi farmaci sono la nuova forma di punizione per chi trasgredisce l'ordine sociale, sono una soluzione solo per genitori, educatori, professionisti della salute, pigri e incapaci di comprendere e aiutare. Delegare al farmaco le proprie responsabilità educative è un fallimento per il sistema scolastico e sanitario, una violazione del diritto delle persone, sancito dalla legge, ad avere una cura e non ciò che cura non è. Di certo gli psicofarmaci non sono una cura per alcun disturbo mentale.

Comunicato:

Il prof. Loren Mosher, psichiatra, ideatore del progetto "Casa Soteria", docente di psichiatria all'Università di San Diego, California, membro del Comitato Scientifico dell'OISM, in una lettera personale inviatami in data 11/11/2002 mi comunica: "I have studied the castellanos material carefully and am in full agreement with dr. baughman's superb critique of the research."

Dott. Claudio Ajmone

Note:

1. Freud A. Baughman Jr., MD, "THE ADHD-AS-A-"DISEASE" FRAUD ROLLS ON".

2. Bartzokis G, Beckson M, Lu PH, Edwards N, Rapoport R, Wiseman E, Bridge P. Age-related brain volume reductions in amphetamine and cocaine addicts and normal controls: implications for addiction research. Psychiatry Res. 2000.10;98(2):93-102.

3. Henderson TA, Fischer VW, Effects of Methylphenidate (Ritalin) on Mammalian Myocardial Ultrastructure, The American Journal of Cardiovascular Pathology. 1994;5:68-78.

4. Comunicato stampa del dott. Samuel S. Epstein, del "Cancer Prevention Coalition" di Chicago

5. Ricerca della Dott.sa Nora Volkow, del Brookhaven National Laboratory, Upton, New York

6. Intervista di FRONTLINE a Castellanos, 10 Ottobre 2002.

7. Science news, Intervista allo psicologo Alan A. Baumeister, Louisiana State University

8. Freud A. Baughman Jr, MD, analisi critica esaustiva della ricerca di Castellanos.

9. Peter Breggin, Talking back to Ritalin, Persues Publishing, 2001, pag.126.

10. Cesare Cornoldi, Iperattività e autoregolazione cognitiva, Erickson, 2001, pag. 188.

11. Approfondimenti sul DDAI/ADHD