VI.
L’ipnotizzato in sonnambulismo è un istrumento passivo nelle mani
dello sperimentatore: diremo in seguito dello stato della sua memoria, della volontà,
delle sensazioni, allucinazioni, ecc. Per ora limitiamoci alle manifestazioni
più appariscenti ed esterne che egli ci presenta.
Se si abbandona il sonnambulo a sé medesimo, non è capace di alcuna
attività: la coscienza è spenta, e per farlo agire v’ha bisogno di uno stimolo
esterno, della voce e del comando dell’ipnotizzatore, che lo domina in modo
tale da fargli compiere tutti gli atti che vuole, senza che ordinariamente egli
opponga resistenza. Gli si può ordinare qualunque azione criminosa, di rubare,
di uccidere, e, se non lo si trattiene, mette in atto gli ordini ricevuti.
Alcune volte però mostra qualche esitazione, ed oppone anche resistenza, ma
spesso si può vincerla reiterando con tono più severo il comando.
La sensibilità cutanea nel sonnambolismo è quale l’abbiamo
vista nei due periodi precedenti, cioè annientata, il più delle volte. In
alcuni casi solo eccezionalmente è esaltata, ovvero si ha che in una medesima
esperienza, se si mette più volte il soggetto nello stato sonnambolico, dopo averlo
fatto passare per gli altri due periodi, egli risponde variamente agli stimoli
che cadono sulla pelle, mostrandola ora anestetica ora sensibile.
Quando l’anestesia non è spontanea, si può provocarla per
suggestione - "Ecco un soggetto ipnotizzato, scrive Bernheim, io lo pungo
con uno spillo, egli reagisce vivamente: io sturo un flacone di ammoniaca sotto
il suo naso, egli contrae le narici e manifesta l’impressione ricevuta. Allora
gli dico: -Voi non sentite più nulla; tutto il vostro corpo è insensibile; io
vi pungo e voi non lo sentite, vi metto l’ammoniaca sotto il naso, voi non
sentirete assolutamente nulla-. Presso molti l’anestesia sopraggiunge così per suggestione"-
L’anestesia cutanea così ottenuta non è sempre completa.
Quando l’anestesia è completa, si può trapassare la pelle con uno
spillo, scottarla, sottometterla all’azione di una forte corrente faradica
ecc., senza che il soggetto ne risenta l’azione.
La sensibilità tattile è talmente aumentata che il più
leggiero sfregamento della pelle, anche una corrente d’aria su di essa,
determina la contrazione dei muscoli sottoposti. A questa iperestesia tattile
dobbiamo riferire i fatti annunziati precedentemente, cioè l'eccitazione che
vien prodotta dagli stimoli più leggieri, quali il tic-tac dell’orologio, un
fascio di luce che cada su di una determinata regione del corpo, e così via.
Sono maravigliosi i fenomeni che si riferiscono alla sensibilità
termica : questa può essere tanto ipereccitabile che alcuni sonnambuli si
scuotono, colpiti dalla corrente d’aria espirata da un individuo messo anche ad
una certa lontananza: se alla distanza di trenta o quaranta centimetri
accostiamo un oggetto freddo o caldo, alcuni sonnambuli ne avvertono §145 non
solo la sensazione termica, ma questa è talmente esagerata, in certi casi, da
provocarne una impressione dolorosa.
La stessa esagerazione si riscontra nel senso muscolare: il
sonnambulo infila l’ago, cuce esattamente, suona con facilità il pianoforte,
anche se gli bendiamo gli occhi.
I risultati ottenuti, riguardo alla forza muscolare del
sonnambulo, sono vari. Gilles de la Tourette[77]
parla di esaltazione di questa forza: "Ordinate ad un sonnambulo di venir
da noi e fate situare innanzi a lui parecchie persone, resterete sbalordito
dalla forza muscolare enorme che egli svilupperà per farsi largo.
Basta d’altronde fargli stringere un dinamometro per costatare
questa esagerazione considerevole delle forze, specialmente se si paragona il
grado raggiunto allo stato di veglia con la potenza sviluppata durante il sonnambulismo".
Però le ricerche dinamometriche del Beaunis hanno dato altri
risultati:
Su 242 casi la forza dinamometrica presa durante il sonno
provocato, in paragone di quella presa prima del sonno, è stata:
31
|
volte uguale
|
42
|
volte superiore
|
114
|
volte più debole
|
Sicché nella maggioranza dei casi la forza dinamometrica
diminuisce durante il sonno provocato.
Invece poi, la forza dinamometrica presa dopo il risveglio,
paragonata a quella presa prima del sonno, è stata:
29
|
volte uguale
|
71
|
volte più debole
|
114
|
volte superiore
|
§146 Di modo che, mentre nel sonnambulismo la forza dinamometrica
diminuisce, nella maggior parte dei casi, cresce poi dopo il risveglio, in
confronto di quella che era prima del sonno.
Quello però che è stato notato da quasi tutti gli osservatori, è
che la forza dinamometrica aumenta in generale sotto la suggestione. Sicché,
per conciliare le ricerche di Beaunis colle parole di Gilles de la Tourette,
dobbiamo dire che i casi di forza muscolare straordinaria sviluppata dal
sonnambulo devono riferirsi come conseguenza di suggestione indiretta o
involontaria, comunque voglia dirsi.
Straordinaria è l’iperestesia dei sensi speciali: la vista,
l’udito, l’olfatto sono impressionabili all’eccesso.
La vista nel sonnambulo è acutissima: vede benissimo
attraverso la rima palpebrale più stretta, ed anche meglio di chi sta svegliato
ad occhi aperti. Le palpebre completamente chiuse o l’oscurità non impediscono
a certi soggetti di vedere degli oggetti che li circondano, ed anche di leggere.
In un nostro soggetto avemmo l’occasione di sperimentare l'ipereccitabilità del
senso della vista nel seguente modo: prendemmo cinque carte da visita ad una
delle quali facemmo un segno impercettibile, che soltanto noi potevamo
riconoscere. Queste carte noi le presentammo al soggetto, dicendogli essere il
panorama del Vesuvio: egli vedeva i Granili, Portici, la marina, come se
veramente fossero stati dipinti sul cartoncino. Mischiati i biglietti, in modo
che quello da noi marcato fosse il quinto, li presentammo al soggetto, il
quale, ad onta che avessimo voluto ingannarlo, riconobbe quello su cui avevamo
suggerita la vista del Vesuvio. Anzi aggiungiamo, che egli voltò il cartoncino
sotto sopra in modo che il segno fatto da noi capitasse in alto, appunto nella
posizione in cui l’avevamo sottoposto ai suoi occhi-
Uno studente ipnotizzato da Berger leggeva ad alta voce una
scrittura in una stanza poco illuminata, nella quale a §147 causa della scarsa
luce nessuna persona fornita di buona vista era capace di riconoscere le
lettere dell’alfabeto. Destatosi non ci vedeva più: addormentato nuovamente
ripigliava la lettura.
Che nel sonnambulismo sia aumentata la forza visiva, per
un’iperestesia di questo senso, vien dimostrato dalla notevole dilatazione del
campo visivo, come si rileva dalle ricerche a tal uopo istituite dal prof.
d’Abundo su due soggetti.
Servendosi del perimetro di Badal, ha praticato allo stato normale
dei soggetti l'esame del campo visivo, che dimostrò in entrambi i limiti
ristretti D = 40 : 50; S = 35 : 50.
Questi limiti esprimevano il limite superiore e lo esterno in
ciascun occhio. Appena caduto il soggetto nella fase sonnambolica, ed anche
parecchio tempo dopo, i fatti che si rilevarono costantemente furono: una
dilatazione notevole dei limiti del campo visivo D = 55 : 85;
S = 55 : 85. Tale fenomeno durava tutto il tempo corrispondente alla
fase sonnambolica. Risvegliato il soggetto, il campo visivo ritornava
precisamente nei limiti, in cui era prima dello stato sonnambolico. Per mezzo
delle suggestioni provocò anche fenomeni di emianopsia monoculare e bioculare,
verticale ed orizzontale, omonima ed eteronoma. I limiti del campo visivo erano
in tal caso anche dilatati, e per mezzo della stessa suggestione poté
far persistere il fenomeno della dilatazione del campo visivo anche nella
veglia. Nella suggestione dei fenomeni emiopici, a scadenza, il fenomeno si
avverava, ma i limiti del campo visivo emianopsiaco restavano normali.
Grandissima è l’iperestesia dell’odorato: se poggiamo un foglio di
carta su di un fiore o di una boccetta di odori e l’accostiamo al naso del
sonnambulo, alcuni di questi hanno la virtù di saperci indicare la natura
dell’odore.
Riportiamo qui integralmente uno squarcio degli §148 Annales
médico-psycologiques[78], che
si riferisce ad una giovane osservata dal Dottor Taguet. Costei presentava una
estrema iperestesia della vista e dell’olfatto.
"Noi gettiamo sul suo letto diversi oggetti, guanti, chiavi,
un libro di compra, diverse monete appartenenti ad altrettante persone presenti:
l’ammalata non vi presta dapprincipio alcuna attenzione, essa li odora a più
riprese, s’arresta davanti a ciascuna persona, che essa odora egualmente, e
rimette a ciascuno ciò che gli appartiene; ovvero mette da parte degli oggetti
di cui non trova il proprietario, ed indi va in cerca di loro non appena la
distribuzione è terminata. Questa ripartizione, bisogna riconoscerlo, lascia
alle volte a desiderare; e se giunge il più delle volte a correggere il suo
errore andando a riprendere un oggetto indebitamente dato, le accade pure
d’ingannarsi completamente e di conservare l’oggetto non sapendo più a chi
rimetterlo, dopo aver odorato a più riprese tutti quanti.
Questa distribuzione sarà ancora più facile, quando gli oggetti
saranno meno numerosi e le persone più familiari. L’iperestesia dell’odorato,
come quella della vista, ha i suoi limiti, e dopo un tempo variabile, che
raramente eccede la mezz’ora, è assalita da una stanchezza eccessiva, da
tremori e da nausee".
Non occorre intrattenerci a lungo intorno al senso dell’udito:
basta dire che è oltremodo impressionabile. L’ipnotizzato nella fase
sonnambolica sente a grande distanza rumori o discorsi, che nello stato normale
gli sfuggono; se si parla a bassa voce in una camera vicina, alcuni sonnamboli,
possono sentire il discorso che si fa. Silva in un suo soggetto di esperienza,
la V...Carolina, constatò una iperacusi molto notevole, poiché sentiva alla
distanza di otto metri delle parole, che un individuo sussurrava all’orecchio
di un altro con voce afona.
Queste non sono altro che esagerazioni dello stato fisiologico dei
sensi speciali; però questa esagerazione del processo fisiologico può uscire
dai suoi limiti ed acquistare un carattere anormale. Di queste alterazioni
parleremo a lungo quando tratteremo delle suggestioni.
Allorché il sonnambulo si sveglia, non ricorda più nulla di ciò che
è avvenuto durante il sonno: il momento in cui si è addormentato si confonde
con quello del risveglio; però nella fase sonnambolica successiva sa ripetere
quanto ha operato nel medesimo stato altre volte, e conserva la memoria degli
avvenimenti di tutta la sua vita.
Il ricordo delle azioni compiute durante lo stato sonnambolico può
conservarsi soltanto quando il sonno non è stato molto profondo. Alle volte
però, richiamando alla sua mente qualche scena o qualche parola che abbia
affinità con quello che ha compito o detto nel sonnambolismo, può ridestarsi in
lui un vago ricordo delle sue azioni.
Questa memoria, anzi, può eccitarsi ad un sommo grado, come
se le cellule nervose che procedono al processo fisiologico della memoria, per
il solo fatto dell’ipnotismo, andassero soggette ad una ipereccitabilità
speciale. C. Richet parla di un sonnambulo che cantava un’aria del secondo atto
dell’Africana, che aveva inteso una sola volta, mentre in veglia non era
capace di ricordarne una sola nota. Fatti straordinari sono registrati di
questa ipereccitabilità della memoria: persone che non avevano mai saputo una
parola di latino, ma solo ne avevano sentito recitare in veglia qualche
squarcio, nel periodo sonnambolico l’hanno integralmente riferito.
Alcuni sonnambuli ripetono esattamente, con meravigliosa
precisione, un periodo, un passo di un giornale, di un libro, che si legge alla
loro presenza. Bottey riferisce un fatto abbastanza singolare, che rivela sino
a qual punto può §150 eccitarsi la memoria ed il senso della vista
nell’ipnotismo. "Si mette sotto gli occhi del soggetto una serie di fogli
di carta sovrapposti l’uno sull’altro, e gli si comanda di scrivere sotto
dettatura. Quando ha scritto alcuni righi sul primo foglio, lo si ritira
subitamente: egli continua a scrivere sul secondo foglio senza accorgersi che
il primo gli è stato tolto. Nello stesso modo si ritira anche il secondo, poi
il terzo ed il quarto, appena che una serie di righi è stata scritta su
ciascuno di questi fogli; ed il soggetto riprende ciascuna volta la scrittura
al punto esatto dove era rimasto nel foglio precedente. Finalmente il quarto
foglio essendo terminato, gli si rimette in mano il quinto, dicendogli di
rileggere ad alta voce quanto ha scritto, e di fermarsi ai punti necessari:
egli lo fa con esattezza e regolarità veramente sorprendente, senza tralasciare
una parola, e corrispondendo esattamente ciascuna correzione, su questo quinto
foglio, ai diversi punti dei quattro fogli successivamente tolti via".
Del resto questa esaltazione della memoria non desta per sé stessa
una grande maraviglia, perché nella storia, che si riferisce alle alterazioni
della memoria, se ne riscontrano in gran numero. Basta dire che anche
nell’idiotismo possiamo alle volte riscontrare simili esaltazioni della
memoria, la quale però non è sviluppata nella sua totalità, ma solo in alcune
sue parti. Troviamo p. es. idioti indifferenti a tutto, e che ripetono una
musica sentita appena una volta. Un imbecille ricordava tutte le giornate, in
cui erano seppelliti i cadaveri nella parrocchia, per lo spazio di 35 anni.
Egli poteva ripetere con incredibile esattezza il nome e l'età dei defunti.
All’infuori di questo registro mortuario, osserva il Ribot, costui non aveva
un’idea, non poteva rispondere alla minima domanda, ed era perfino incapace di
nutrirsi.[79]§151
Il sonnambulo, che dimentica nella veglia quel che ha fatto durante
il sonno provocato, e che addormentato di nuovo ricorda ciò che ha operato nel
medesimo stato nelle volte antecedenti, ci farebbe quasi ammettere uno
sdoppiamento della memoria e della coscienza.
Durante il sonnambulismo egli ricorda non solo i sogni avvenuti nel
sonno naturale, ma anche i fatti della veglia, che racconta con maggiore
esattezza in tutti i suoi particolari.
Se però al sonnambulo diremo che al destarsi dovrà ricordare tutto
quello che ha operato durante il sonno ipnotico, egli ne serberà il ricordo.
Questo avviene nel sonno ipnotico profondo; ma quando il sonno non giunge a
tale intensità, per cui il soggetto non perda completamente la nozione di tutto
ciò che lo circonda, allora è possibile che ne conservi spontaneamente un
ricordo vago e confuso.
Normalmente quindi la memoria del sonnambulo non solo è attiva, ma
in alcuni casi può essere anche esagerata. Ciò non toglie però che possa
verificarsi il caso opposto, e questo noi l’otterremo per mezzo della
suggestione. Noi nel capitolo delle suggestioni citeremo qualche esempio di
amnesia provocata: per ora ci limitiamo a dire che allo stesso modo, con cui
possiamo generare in un soggetto un’idea fissa, si può ancora
determinare per suggestione la perdita parziale o totale della memoria. Gli
faremo dimenticare il significato di alcune parole, il proprio nome, la nozione
della propria personalità, fino a fargli dimenticar tutto, determinando così
un’amnesia completa. Né ciò ci sembrerà strano, se ci facciamo a paragonare
questa paralisi della memoria con quella di un arto. Quando noi diremo al
soggetto: "voi non potete alzare il braccio, esso è paralizzato, nessuna
forza, che possiate impiegare, sarà capace di farlo muovere", il braccio
resterà pensoloni e non vi sarà mezzo perché il soggetto possa fare alcun
movimento. Così per la memoria: noi in §152 tal caso veniamo a paralizzare quel
gruppo di cellule, in cui si sviluppa il processo fisiolgico che dà luogo alla
memoria.
Riassumendo, quindi, ci piace riferire tre proposizioni compendiate
dal Beaunis:
"1.° Il ricordo degli stati di coscienza ( sensazioni, atti,
pensieri ecc. ) del sonno provocato è abolito al destarsi, ma questo ricordo
può essere ravvivato per suggestione, sia temporaneamente, sia in modo
permanente.
"2.° Il ricordo degli stati di coscienza del sonno provocato
riappare nel sonno ipnotico; ma questo ricordo può essere abolito per
suggestione, sia temporaneamente, sia in modo permanente.
"3.° Il ricordo degli
stati di coscienza della veglia e del sonno naturale persiste durante il sonno
ipnotico, ma questo ricordo può essere abolito per suggestione, sia
temporaneamente, sia in modo persistente."
E giacché stiamo parlando della memoria, cadrà in acconcio trattare
in questo luogo, ciò che da C. Richet fu detto memoria incosciente.
Vedremo in appresso, parlando delle suggestioni, come si possa dare
un ordine al soggetto da eseguirsi alla determinata ora, sia durante lo stato
sonnambolico, sia nello stato di veglia, il che costituisce la cosiddetta suggestione
a scadenza. Durante il tempo che passa tra l’ordine e l’esecuzione, il
soggetto ipnotizzato, ovvero allo stato di veglia, non ricorda la suggestione,
ma all’ora designata compie l’atto impostogli. Sarebbe al dire del Richet
"un ricordo ignorato", o in altro termine, incosciente.
Ad un nostro soggetto nel periodo sonnambolico diciamo che cinque
minuti dopo averlo destato dovrà rubare sulla scrivania una boccetta di odori e
nasconderla. Indi lo svegliamo, e ci tratteniamo con lui a discorrere di cose
diverse. Appena l’orologio segna l'ora stabilita, egli si alza di botto, si
accosta alla scrivania e con una mano prende la boccetta, con l’altra la
calamita che ivi si trova. Nasconde l’oggetto rubato nella tasca e fa le viste
di osservare la magnete, per ingannare le persone che lo circondano.
Mentre egli discorreva con noi, non dava segno alcuno che avesse
dimostrato l'intenzione di rubare l’oggetto: la ricordanza del furto, che
doveva commettere, sorse istantaneamente all’ora stabilita nella mente di lui,
come lo dimostrò l’atto subitaneo che ne seguì.
Bernheim, Richet, Liégeois, Beaunis hanno fatte suggestioni a
lunghissima scadenza, che si sono realizzate con esattezza matematica.
Dite al sonnambulo: voi dormirete venti minuti, un’ora; ed egli più
esatto di un cronometro all’ora precisa si sveglierà senza aver bisogno
dell’orologio.
Il Beaunis fa una bella distinzione fra la memoria incosciente allo
stato normale e quella dell’ipnotizzato. Allo stato ordinario tutte le nostre
conoscenze, tutte le nostre idee acquisite, che dormono per così dire nel
cervello, possono ad un dato momento riapparire. Noi abbiamo dimenticato un
nome, lo cerchiamo invano, e quantunque l’abbiamo quasi sulle labbra, pure
sfugge ostinatamente: poi ad un tratto ritorna alla nostra mente, condotto da
una consonanza, da una associazione di idee, o per altre cause, di cui non abbiamo
alle volte coscienza.
Non è così per l’ipnotizzato - Suggeritegli che fra dieci giorni p.
es. dovrà aprire un libro alla tale pagina, questa idea rimane nel suo spirito,
vi esiste talmente potente che al giorno stabilito non potrà fare a meno di
aprirlo. Intanto questa idea non può venirgli prima dell’epoca fissata: si ha
un bel dirgli precedentemente che gli è stata fatta questa suggestione, gli si
potrà mettere anche il libro aperto sotto gli occhi alla pagina suggerita,
l’idea resta nel suo cervello senza svilupparsi, inerte fino al momento
designato, il quale giunto, il ricordo sorge istantaneamente nello spirito del
soggetto § 154 e si trasforma
fatalmente in atto. Il Beaunis in questo caso rassomiglia l’ipnotizzato ad un
meccanismo ad orologeria disposto a produrre ad ora fissa un movimento. Bisogna
convenire con l’autore che questi fatti sono molto imbarazzanti, ed è
impossibile una interpretazione soddisfacente.
Qui cade a proposito una considerazione. Come fanno i sonnambuli ad
apprezzare con esattezza unica il tempo? Il fatto è tanto più maraviglioso, per
quanto le suggestioni sono a più lunga scadenza. Un’azione viene compita alla
distanza di moltissimi giorni dal comando, senza che in quest’intervallo il
soggetto ne abbia il minimo ricordo. Lo Janet confessa di non sapersene dar
ragione, dicendo che la teoria suggestiva è in difetto su questo punto, non
potendo spiegarsi come un individuo possa contare i giorni, le ore, i minuti
senza saperlo.
Il Beaunis tenta di darne una interpretazione, ma lo confessa egli
stesso che è insufficiente.
"Gli animali, egli scrive, non conoscono esattamente l’ora in
cui si da loro abitualmente il cibo, e, se vi è un ritardo, non mostrano colla
loro impazienza ed agitazione che ne hanno perfettamente coscienza? Anche
nell’uomo civilizzato questa facoltà incosciente di misurare il tempo esiste
ancora allo stato latente e può riapparire in alcuni casi; così si spiegherebbe
il destarsi volontariamente ad un’ora stabilita, quando si deve andar presto in
qualche luogo. Gli accessi di febbre intermittente, che vengono ad ore e giorni
stabiliti, indicherebbero che la misura del tempo ha le sue radici e le sue
condizioni nella vita stessa dell’organismo".
"Così, conchiude Beaunis, nei sonnambuli, in cui le sensazioni
e le impressioni possono acquistare un grado notevole di finezza e di
intensità, non potrebbe essere che questa attitudine, appena abbozzata allo
stato ordinario, prenda sotto l’influenza della suggestione una intensità ed
una precisione sconosciuta?" §155
Certo si è che questo fatto è inesplicabile, perché la divisione
del tempo in ore e minuti è opera artificiale dell’uomo: il Lombroso spiega ciò
ammettendo, che, come per la scrittura, la quale manca nei popoli barbari, si è
andato formando nell’uomo incivilito un centro speciale, altrettanto avvenne
per la memoria del tempo, e che nell’ipnotismo questo centro si acutizza.
Lo stato intellettivo può alle volte essere sovreccitato nel
sonnambulismo provocato, allo stesso modo che lo vediamo svilupparsi spontaneamente
nel sonnambulismo naturale.
Burdach parla di una bellissima ode composta in istato di
sonnambulismo. Si è spesso citata la storia di quell’abate, che, avendo
composto un sermone, nel sonno correggeva e rimaneggiava le sue frasi, cambiava
il posto delle parole. Un altro individuo, che tentava di uccidersi, in ciascun
accesso adoperava sempre nuovi mezzi. Se questo succede nel sonnambulismo
naturale, fatti presso a poco simili si sono verificati nello stato
sonnambolico provocato. Il Brémaud p. es. cita il fatto di un giovane che aveva
poca disposizione alle scienze matematiche, e che, fattolo cadere nello stato
sonnambolico, risolveva con la massima franchezza un difficile problema di
trigonometria: costui destatosi non provava più quella difficoltà che aveva
incontrata altre volte nel risolverlo.
Il soggetto in sonnambulismo provocato si trova in istato di
inerzia, o per lo meno in riposo intellettivo. Se il sonno è molto profondo,
non si ha alcuna manifestazione intellettiva, non diciamo spontanea, perché
nell’ipnotismo la spontaneità cede il posto all’automatismo; ma mancano perfino
le idee più semplici ed elementari. E tutto questo non lo diciamo per semplice
induzione, ma è il sonnambulo stesso che ce lo dice. Infatti, se lasciamo
l’ipnotizzato in sonnambulismo, abbandonato a sé stesso, senza risvegliargli
alcun ordine di idee, senza suggerirgli alcun pensiero, senza dargli alcun §156
atteggiamento, che per azion riflessa gli possa far sorgere nella mente un
pensiero corrispondente all’espressione, che si è impressa al corpo, egli
resterà immobile, inerte, in un riposo completo. Ora è risaputo da tutti che
l'ipnotizzato ricorda tutto ciò che ha compito o pensato per suggestione nelle
volte precedenti; ma se riaddormentiamo e facciamo passare di nuovo in
sonnambulismo il soggetto, abbandonandolo a sé medesimo, senza risvegliargli
alcuna idea, domandato ciò che ha pensato o sognato nella volta precedente,
risponderà: "Nulla". Inoltre domandate al sonnambulo a che pensa, in
quel momento che voi l’avete sotto il vostro esperimento, ed egualmente vi
risponderà che nessun pensiero gli attraversa la mente. Di modo che nel sonno
ipnotico l’intelligenza riposa in uno stato di completa inerzia e si desta
soltanto allorché viene eccitata per suggestione: è questo il caso in cui
l’attività mentale può presentare uno sviluppo maggiore di quello che non sia
allo stato normale. E', in altri termini, per servirci dell’espressione di
Beaunis, una inerzia condizionata.
L’ipnotizzato è dunque fino a un certo punto una macchina incosciente, incapace
di ragionamento e di giudizi, e questo è vero finché l'abbandoniamo
nell’inerzia psichica propria del sonno ipnotico; ma se date a questa macchina
un’eccitazione conveniente, essa si trasforma sotto i vostri occhi, e
l’ipnotico ragiona, giudica e risponde convenientemente.
"Quel che più colpisce, dice Liébault, è la loro potenza di
deduzione; qualunque sia la conseguenza della loro elaborazione intellettuale,
la trama dei loro ragionamento è logica e rapida."
Ecco la descrizione che fa C. Richet dello stato mentale nel
periodo sonnambolico: "In generale i sonnambuli sono assai intelligenti,
hanno concetti brillanti, una immaginazione viva e feconda: però esagerano i
sentimenti e mancano di volontà: appena formata un’idea la esprimono, e § 157
così le passioni, un accesso di collera, la tristezza e la gioia non possono
essere moderati; dunque è la ragione che loro manca, poiché la ragione non è
l'immaginazione, bensì la volontà e l’attenzione. E siccome la ragione è
padrona delle idee, che le ordina e dà loro un senso, così essa manca al
sonnambulo, in cui, suggerita un’idea, le altre seguono in virtù della loro
associazione."
Queste parole di Richet sono la conferma di quanto abbiamo detto
innanzi, cioè che il sonnambulo è un automa, l’inerzia della sua mente si
rispecchia su quella del corpo; ma però la mente è desta alla vita, e forse con
un’attività maggiore dello stato normale, allorché gli si suggerisce un atto,
un pensiero, un’idea.
Sicché il pensiero del sonnambulo è in assoluto riposo, è inattivo;
ma allorquando una suggestione richiama al mente dell’ipnotizzato su di una
idea, o sopra un oggetto, l'attenzione di costui si concentra sul punto
suggerito, e non l’abbandona se non quando una nuova suggestione ne richiama
l’attenzione altrove.
L’attenzione quindi può essere risvegliata per suggestione ed
aggiungiamo che essa è più attiva dello stato normale, perché non viene
distratta in nessun modo, se non per volontà dell’operatore, ed il soggetto
vede e ascolta soltanto quella persona o quella immagine, che gli è stata
insinuata nella mente.
L’inerzia, il torpore mentale del sonnambulo possono quindi
destarsi per mezzo della suggestione e cedere il posto all’eccitazione
intellettiva: è in questo caso che il processo ideativo viene eccitato a
sua volta, e si svolge secondo le leggi di associazione - "Vi è anzi,
secondo Morselli, una vera iperideazione, cioè una esagerata attività formativa
ed associativa delle idee: ne risulta che la loro immaginazione ( che non è
altro se non una associazione di imagini e idee anticamente acquisite,
combinate però assieme in modo imprevedibile §158 ed originale) appare sempre
eccitatissima. Tuttavia vi hanno anche qui differenze individuali, spiccate, a
seconda della coltura, della condizione sociale, dell’età, del sesso e della
capacità della persona a fantasticare[80]".
In qualche caso si sono osservati dei veri sogni.
Bernheim parla di una isterica, che nonostante fosse stata per
molto tempo ipnotizzata da lui, obbediva soltanto ad alcune suggestioni, che
avevano rapporto con un certo ordine d’idee. Costei quando dormiva non
presentava l’inerzia comune a tutti gli ipnotizzati, ma era assalita da sogni,
cui Bernheim poteva imprimere con la suggestione il corso che egli desiderava.
Dopo essere stata fissata con lo sguardo per qualche momento, i
suoi occhi si chiudono bruscamente e rimane immobile. Allora essa crede di
trovarsi presso sua madre, e Bernheim le dirige il corso delle idee: le domanda
della salute, dell’ospedale, e quella, credendo che sia la madre che le parla,
risponde a tutto. "Saresti molto gentile, di aiutarmi a ripassare questa
biancheria?" le dice Bernheim_ "ah! tu m’annoi, risponde, non sono
venuta qui per lavorare." Ma poi cede, fa l’atto d’inamidare il lenzuolo,
prende il ferro per stirarlo, lo piega a più doppi, senza dimenticare alcun
dettaglio. Indi Bernheim le dà ad accomodare una calza, le dà da cucire: essa
finge d’infilar l’ago, nel cucire si punge e porta il dito alla bocca per
succhiare la goccia di sangue, e questo con tutta l’apparenza della realtà.
"Andiamo a fare un bagno, le dice Bernheim, fa caldo", ed essa fa
l’atto di spogliarsi, crede di esser nell’acqua, trema, fa colle mani stese dei
movimenti regolari di nuoto ecc.
Ritornata alla veglia, ricorda tutto e lo racconta nei minimi
particolari. "Ma è un sogno, voi avete dormito, le dice Bernheim. Non
avete abbandonato il vostro letto." Essa non §159 gli crede: il sonno le
pare una realtà. "Durante il sonno, scrive Berheim, posso dirigere i suoi
sogni, ma senza poterla ricondurre alla coscienza di ciò che esiste. Io le
dico: "Voi dormite" - "Ma no" risponde - "Voi volete
burlarvi di me, poiché io sto in piedi e cammino."
Altri individui hanno sogni spontanei, ma questi cessano allorché
lo sperimentatore lo comanda, e lo stesso Berheim scrive un’osservazione da lui
fatta in un individuo che da molto tempo soffriva di gastralgia. Caduto nello
stato sonnambolico, per suggestione, fissando le due dita dell’operatore, egli
credeva di trovarsi in un deserto alla presenza di una tigre; un'altra volta
presso suo fratello, mercante di legname. Ma malgrado il sogno, conservava il
sentimento della realtà: sapeva di dormire e riconosceva il professore
Bernheim, tanto che durante le diverse suggestioni con cui l’operatore lo
faceva passare da Nancy al cantiere di Bar-leduc, ove si trovava suo fratello,
rimaneva sempre in relazione con la persona che l'aveva ipnotizzato.
"Così, dice Bernheim, questo sonnambulo che, abbandonato
durante il sonno, cade in sogni spontanei, come il soggetto della precedente
osservazione, ne differisce per questo fatto, che il sentimento della realtà in
lui, e non in quella, persiste e può essere richiamato per suggestione. La
coscienza della sua personalità reale, distratta dalle divagazioni di una
immaginazione agitata dai sogni, non è punto cancellata, e l’ammalato resta
accessibile alle suggestioni terapeutiche."
Questi casi non sono frequenti, come rari sono i deliri che si
sviluppano nella fase sonnambolica, sicché non vale la pena di fermarci su
questo argomento.
Questi sogni, che possono sorgere spontaneamente durante il
sonnambulismo, possono a loro volta venire suggeriti e fatti realizzare durante
il sonno naturale: dietro la confessione §160 degli stessi sonnambuli, questi
sogni suggeriti sono più netti, più reali che i sogni ordinari.
Giacché ci troviamo a parlare dell’intelligenza, sarebbe qui
acconcio discorrere delle allucinazioni, che si provocano nella fase
sonnambolica e che abbiamo detto essere uguali a quelle del periodo
catalettico. Ma crediamo più utile, per evitare delle ripetizioni e per rendere
più chiara l’esposizione dell’argomento, di parlarne separatamente quando
verremo a trattare delle suggestioni.
Lo stato affettivo, come l’intellettuale, è profondamente
modificato nel sonnambulo. C. Richet in un suo scritto sul Sonnambulismo
provocato[81] così
descrive stupendamente questo stato affettivo: "Presso tutte le sonnambule
la sensibilità morale è estrema. Niente è più facile che farle piangere. Basta
parlar loro di un soggetto triste, di malattia, di morte, di dolore, per farle
mettere a versare lagrime abbondanti, a singhiozzare; e non è raro veder
sopraggiungere una eccitazione nervosa, che può degenerare in vero attacco di
nervi. Si inteneriscono alle sventure altrui come se provassero esse le
sofferenze di cui loro si parla. Non sanno separare la finzione dalla realtà -
Non si saprebbe trovare uditori più benevoli e più attenti. Tutto ciò che si
racconta è preso da loro sul serio.
"Un giorno io dico a V... di ascoltare un’opera. Essa volle sentire
il Faust, e per qualche tempo sembrò incantata di ciò che sentiva,
muovendo la testa e le labbra con la più grande attenzione. Ad un tratto si
mette a piangere ed a scoppiare in singhiozzi. No, dice, nascondendo il
capo fra le mani, io non sono folle, non voglio essere folle. Si credeva
senza dubbio di assistere all’ultimo atto del Faust, e s’identifcava col
personaggio di Margherita." §161
Allo stesso modo, come piangono facilmente e si rattristrano,
ridono volentieri. I sentimenti ammirativi sono provocati senza sforzo.
E’ per mezzo dell’esaltazione del tono sentimentale che il Morselli
si spiega nei sonnambuli suggestionati la rapidità delle loro associazioni
ideative, la ricchezza della loro immaginazione, la loquacità che alcuni
acquistano durante l’ipnosi, (mentre svegli sono invece poco facondi ), la
vivezza dei loro desideri, dei loro stati passionali e dei loro bisogni, la
celerità delle loro azioni ecc.
Inoltre il Morselli fa notare che per l’automatismo i sentimenti
provocati si mantengono a lungo: sicché il riso, il pianto, la collera, quando
siano provocati, non cedono più il posto né alla indifferenza né alla calma, ma
dominano in modo esclusivo nell’animo dell'ipnotizzato, finché non intervenga
un’altra suggestione o non si faccia cessare lo stato ipnotico.
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